Secondo Limone è il secondo disco solista del cantautore veneto Limone: due anni e mezzo di distanza dall’esordio Spazio, tempo e circostanze, circa cinquanta date dal vivo dopo, ecco una dozzina di storie piccole con il taglio del cantautore “leggero” e suoni ora sintetici ora analogici.

Limone traccia per traccia

Si parte di giochi di parole (e chi legge abitualmente TraKs sa bene quanto io ami i giochi di parole) con Qui lo dito e qui lo lego, che in un ambiente pop senza compromessi parla, e avolte straparla, di relazioni interpersonali, di Nikola Tesla e della sua nostalgia per il fulmine e di programmi di simpatico intrattenimento, tipo “Studio aperto”.

La teoria dei piccoli passi conserva la quantità di moto ma su struttura diversa, con richiami all’alt pop internazionale (diciamo Belle & Sebastian?). A seguire i battiti pugilistici di Uomo con la chitarra, veloce sia per ritmo sia per durata, con sintetizzatori impegnati a fare da controcanto lieve a un cantato piuttosto serrato.

Capotasto gioca con la velocità ma soprattutto con un testo che mescola termini musicali e politici in un pastiche con qualche efficacia. Se l’amore si accende con il pianoforte, ma presto ci si arrabbia e la voce diventa quasi metal (ok, ho esagerato). Poi citazioni televisive random, e allora si capisce perché ci si arrabbia.

Buongiorno domenica al contrario si apre in aria leggera, con chitarra acustica e coretti, mentre I cantautori moderni sono morti apre qualche piccolo spunto polemico su alcuni colleghi, sempre però con tono molto allegro e leggero, di nuovo con chitarra acustica. Si parla di cinema e arte (anche) in Ho deciso di iniziare a leggere, che dopo un’introduzione lunga di pianoforte alza il livello con intermezzi di sintetizzatore.

Cose che (ac)cadono è un intermezzo veloce e morbido, che lascia presto spazio alla controversa (o almeno così vorrebbe essere) Amanda Knox trova un nuovo coinquilino, che parla di Bruno Vespa, di cardinali, di attualità sparsa, il tutto con un beat quasi dance, in linea con l’ondata più attuale di cantautori con spunti pop anche italiani.

Si arriva così alla fine del percorso, prima con Cubo di Rubick, ritmata e incisiva, poi con La cucina dell’Ikea, più moderata e morbida, tra ritratti familiari pacificati e virtuosismi di pianoforte.

Con scarso rispetto per le strutture tradizionali e molta voglia di sorprendere, Limone consegna alle stampe un disco di notevole creatività. Qui e là magari si sborda un po’, ma il risultato complessivo è piacevole.

Se ti piace Limone assaggia anche: Simone mi odia, “Saturno”

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