Recensione: Liquido di Morte, “II”

Liquido di morteSecondo disco (terzo, se si conta anche l’ep di remix) per i Liquido di Morte, la formazione, con pochissima voglia di scherzare, che spazia tra krautrock, black metal, progressive e chi più ne ha più ne metta. Il secondo disco si chiama, zeppelinianamente, II.

Liquido di morte traccia per traccia

L’ep si apre sulle risonanze profonde di The Corpse of Dr. Funkenstein, che nei dodici minuti esatti del proprio percorso regala una variegata palette di sensazioni, tutte virate su colori oscuri, in cui la chitarra tiene insieme la struttura del discorso, in cui si appalesano qui e là scampoli di voci registrate ad aumentare il senso di disagio complessivo.

Considerazioni un po’ meno claustrofobiche quelle di The Saddest of Songs I’ll Sing for you, che parte in contesti industrial/noise, prima che un certo groove si sviluppi sotto il rumore. Il brano si sviluppa in orizzontale, con la chitarra che emerge di nuovo, ma questa volta più tranquilla, e un cantato sussurrato cresce fino a estremismi metal nel finale.

Rodents on the Uphill si conforma a uno standard più “regolare”, con alcuni acuti di chitarra e un andamento tutto sommato di rock aggressivo ma non eccessivo. Si eccede appena di più in Schwartz Pit, che chiude l’ep e si presenta fin da subito su toni piuttosto roboanti, e anche nella sfera d’influenza della psichedelia.

Lavoro molto duro e compatto quello dei Liquido di Morte, che si muovono con grande disinvoltura nelle stanze del post rock, scegliendo ora un’inclinazione ora un’altra, ma sempre dando l’impressione di sapere perfettamente quale direzione imboccare.

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