E’ uscito da qualche giorno Rapporti di Forza, il primo album degli Shut Up Munch, band salernitana prodotta da Casa Lavica Records. Con un rock che mescola strumenti analogici ed elettronici e un cantato di forza particolare, la band si forma nell’autunno del 2011 come unione di differenti esperienze e culture.
Dal 2012 il gruppo inizia ad esibirsi in diversi locali e nel giugno 2012 vince il Free Music Contest e salendo come band principale sul palco del Cavacon. Nel gennaio del 2013 gli Shut Up Munch fanno da spalla alla band ceca A Banquet in una delle loro date italiane. Nel febbraio 2013 autoproducono la loro prima demo da 8 brani inediti e nel maggio successivo si classificano al 2° posto del contest campano “Linea d’Ombra”. Da qui al primo album la strada è breve.
Shut Up Munch traccia per traccia
E’ Molecola ad aprire il disco: tra atmosfere ambigue e riferimenti new wave, il pezzo attraversa fasi sonore differenti, ora più rumorose, ora più ovattate. Al contrario, il tappeto sonoro di Xanax è molto fitto, conferma le impressioni sul cantato, piuttosto teatrale; la seconda parte del brano precipita in tunnel mentali particolari e sorprendenti.
Si alza la velocità con Nichilismo, in cui il lato elettronico prevale, e qualche tentazione synth pop viene alla luce, benché anche il lato rock della band faccia sentire la propria presenza. Si entra in un discorso di isolazione e meditazione con Il Silenzio di Munch, scelta come primo singolo: ma superato l’incipit il sottobosco sonoro si ripopola, anche se l’atmosfera del brano rimane comunque piuttosto intima.
Si passa a discorsi inerenti la religione con Pope Nope, con il cantato anche più allusivo del solito. Si entra in un mondo leggermente surreale con PopTG, mentre con Non è J si rallenta un po’ all’inizio, anche se la canzone subisce piccole ma potenti metamorfosi lungo il proprio percorso.
Bagdad porta a galla qualche inclinazione più vicina al dramma e sensazioni più intense e meno “colorate” rispetto ai brani precedenti. Quella sorta di esprit d’ennui che aveva caratterizzato molto brani precedenti torna in parte in Fuga, che però può contare su chitarre molto acide. E a chiudere, ecco il pezzo punk: la title track Rapporti di forza dà fuoco alle polveri e fa esplodere cariche improvvise.
Detto che il modo di cantare può sembrare il più delle volte stravagante, la costruzione dei brani degli Shut Up Munch mostra ottime dosi di originalità. Pur in un atteggiamento complessivo piuttosto art rock (il che porterebbe a perdonare molte uscite dal percorso), qualche sforbiciata qui e là non sarebbe sbagliata, ma il lavoro nel suo complesso si dimostra ispirato.