Nati all’inizio del 2012, i Silence, Exile & Cunning arrivano al primo disco su distanza lunga con On, in uscita il prossimo 5 febbraio. Elementi provenienti da differenti gusti musicali (stoner, trip hop, folk, funk ed elettronica tra gli altri) sono uniti a una matrice di carattere indie.
Il disco è stato prodotto da Marco Torriani, (Verbal, Bangarang!, Bugo) è fortemente connesso al contesto live in cui i brani sono nati e sono stati sviluppati. Un album registrato in presa diretta, dunque, e nato dopo una lunga ricerca sonora e musicale.
Silence, Exile & Cunning traccia per traccia
Si parte dalla curiosa e molto british Split, Split, Split per aprire il disco: già da qui si capisce che non ci si muoverà proprio sempre per rettilinee. E infatti le curve arrivano subito: Dadaistic Vision si perde dietro sonorità piuttosto acide e rincorse dalle caratteristiche vintage che possono far pensare a pantaloni a zampa, occhialetti rotondi, vagiti psichedelici.
Eyeliddles conferma una linea piuttosto semplice, ma ci aggiunge una chitarra in vena di svolazzi. Germ si veste di abiti un po’ più tristi e malinconici, con un drumming di una certa sensibilità e un buon lavoro vocale.
Qualche tratto ironico balena in Missolonghi, titolo curioso per un pezzo dotato di una certa fantasia ma anche di buone linee ritmiche. Ransom inizia in una foresta pluviale elettronica dalla quale emergono sensazioni piuttosto oscure e una certa ambiguità sonora, comunque in crescendo.
Solipsistic Feel suona piuttosto beatlesiana ma anche un po’ sghemba come la chitarra che accompagna l’introduzione: poi il suono si indurisce. Al contrario, Last, Proximate End parte in quarta fin da subito, rafforza la parte nostalgica delle sonorità e si autoinclude tra i pezzi più baldanzosi e divertenti del disco.
Meno ridanciana l’atmosfera di Suicide Side, minimalista per certi versi ma molto ricca per altri, con una chitarra che si muove sullo sfondo e fa pensare a nomi sacri (Doors?) e comunque con pensieri che si muovono a largo spettro e che portano a soluzioni del tutto impreviste all’inizio.
C’è anche la tromba di Riccardo Bianchi a offrire i propri colori all’intero di Wildify, rumorosa a tratti, spesso tempestosa. E dopo la molto rumorosa e piuttosto pazzoide S.G.A.N.G.A.R.A., parente prossima di certo post rock, si chiude con la maestosa Clip 22, suite morbida che chiude in bellezza un disco molto curioso e intenso.
Per certi versi sorprendente, l’esordio dei Silence, Exile & Cunning prende buone forme e appaga i sensi. Molte le fonti di ispirazione toccate, molto personale il modo di coniugarle e di renderle proprie, in una mescolanza che ha punte di assoluta eccellenza.