Oggi proponiamo in streaming i Tales of Unexpected (a fine articolo), una band attiva dal 2011 e che si è trasformata nel corso degli anni fino a giungere all’assetto attuale. Sciame di Vanesse è l’esordio, risultato di canzoni scritte nel corso degli anni e di forti influenze letterarie, a partire dal nome della band, che cita Roald Dahl.
Il disco è strutturato in “capitoli” (“Mattino”, “Meriggio”, “Intermezzo”, “Sera”, “Notte”) con l’intento dichiarato di ripercorrere romanzi e raccolte di racconti che descrivono l’evolversi di una singola giornata (il Decameron, l’Ulisse di Joyce, Il Giorno di Parini). Insomma, non volano troppo basso queste “Vanesse”. Altro intento dichiarato è di saltare da un genere all’altro nel corso delle canzoni, ma in realtà le sonorità dominanti sono quelle di un rock indie con chiare influenze progressive sia per struttura, sia per propensione agli assoli.
Tales of Unexpected traccia per traccia
La prima traccia è 15 ottobre, che corre a ritmi rock ma che propone alcune particolarità: un cantato corale, qualche spazio per gli assoli di chitarra e un atteggiamento generale piuttosto originale. Li sento scorrere ricorre invece al cantato “singolo”, si immerge in tonalità più oscure che però lasciano spazio a esplosioni improvvise.
Il “Mattino” finisce per lasciare il posto a Matrice che avvia il “Meriggio” con una lunga introduzione strumentale. Quando entra il cantato ci si trova di fronte a una canzone ambiziosa e anche piuttosto altisonante, con buone alternanze di pieno e di vuoto. Cambi di ritmo e prolusioni strumentali trasformano gradualmente il pezzo in una sorta di suite.
L’uomo con le suole di vento apre quasi sottovoce, ma anche qui si assiste a un crescendo, benché moderato, con la chitarra che guida il passo per tutto il percorso. Gli ultimi due minuti di canzone acquistano un ritmo differente e anche l’atmosfera cambia, aprendo a un finale piuttosto iroso.
Tra citazioni letterarie e una chitarra in toni dimessi si apre Intermezzo, che fa registrare un climax drammatico (a volte melo-drammatico) piuttosto potente. Molto più affilate le sensazioni di Sfumature di quarzo, che si basa su un giro ripetuto e su buone scorte di pathos.
Slappate di basso a pioggia e una chitarra piuttosto acida aprono Mentre il corvo ride, mentre si giunge alla “Notte” con Luna e un quarto, di nuovo piuttosto potente e dall’impatto molto forte. La signora dei ragni si muove su toni più contenuti. Il disco si chiude con Dalla terra ferma, lirica nei modi e negli atteggiamenti, dai buoni colori.
Con un cantato e testi che possono far riferimento anche a certa tradizione “altolocata” del cantautorato italiano, i Tales of Unexpected confezionano un disco per certi versi sorprendente. Qualche eccesso, sia nei testi sia nella musica, andrebbe moderato, ma è giusto che la band segua la propria strada, per vedere in quale direzione porti l’inventiva.
Semplicemente geniale. Un concept album in un periodo di piattume totale sia della musica underground che degli autori famosi. É bello notare come il genio artistico riesca a sopravvivere ancora in questi tempi bui, ove molti si vendono al dio mercato e elaborano canzoni da quattro soldi. Grandi ragazzi, continuate cosí!