The Chanfrughen rimescolano le pedine e pubblicano Shah Mat: il terzetto di Andora, a due anni dall’esordio, si ripropone con otto nuove tracce di rock psichedelico. Va registrato, nel percorso del disco, l’inserimento di un quarto elemento come Agostino Macor della prog band La Maschera di Cera.
Il disco parla di un viaggio che è anche un’odissea moderna tra paradisi fiscali e argomenti orientali, con il tema degli scacchi sottottraccia (come sai perfettamente conoscendo l’antico persiano come le tue tasche, Shah Mat significa “scacco matto”, ma anche “il re è morto”).
The Chanfrughen traccia per traccia
Il disco inizia con Voodoo Belmopan, un pezzo a salire basato su solchi progressivi, insistenze e loop a strati aggiunti uno per volta. Si tracima poi in Belize, che rallenta parzialmente e aggiunge la voce, lasciando che la psichedelia prenda forma e corpo, con gli istinti vintage che si materializzano anche, se non soprattutto, grazie alle tastiere del finale.
Atmosfera più pesante quella di Parassiti, che prosegue nel racconto tra strappi improvvisi e spazi nuovi per la chitarra, richiamandosi in modo piuttosto esplicito al progressive italiano degli anni 70. Piuttosto curiosa e saltellante Rhum, Spezie, Sciac Trà, sempre costellata di sensazioni vintage.
Sapori d’Oriente e saturazione sonora a livelli più bassi con Shah è morto, la title track. Idee blues quelle di T.SO, che nella seconda parte lascia le briglie sciolte agli strumenti, e alla chitarra in particolare.
Più veloce, almeno nella prima parte, Delle Fave, con voce filtrata e con rallentamenti morbidi nella seconda parte. Si chiude con Limonov, in cui il drumming si occupa di fornire un assetto corposo: il titolo fa riferimento al politico russo neo-bolscevico e alleato politico dell’ex campione del mondo di scacchi Garri Kasparov.
Un disco originale, quello di The Chanfrughen, con parametri tutti suoi, che propone antichi profumi psichedelici senza per questo perdersi del tutto dietro le dinamiche passatiste. Chi ama le dinamiche semplici forse non apprezzerà, ma se un po’ di barocco non ti dà fastidio, questo è il disco per te.