Santacroce, “Migras”: recensione e streaming

Alessio Santacroce pubblica Migras: chitarrista, autore e scrittore, vanta una carriera ventennale con La Quarta Via, ma questo è il suo esordio da solista. Un album di rock robusto e attento al sociale, come è naturale per un autore come Santacroce che è anche presidente per l’Italia della O.N.G. Sawa Sawa, impegnata nella costruzione di una casa famiglia in Kenya. Da segnalare i suoi progetti musicali paralleli come Cayenna, Holy Hand Grenade e, ovviamente, La quarta via.
Santacroce traccia per traccia
Si parte con Il Gregge, un rock dai profili piuttosto tradizionali e ruvidi, con la chitarra che si erge a protagonista. Anche più veloce è La notte della repubblica, che mostra attenzione alla realtà e momenti di buio improvvisi.
La voce di Alessia Caracciolo caratterizza Clorophille, ballata morbida ma con indizi di nervosismo. Mercante d’Anime ricomincia a correre e picchiare, facendo chiaro riferimento a scafisti e responsabili della tratta d’uomini dalle due sponde del Mediterraneo.
Sfumature diverse e una struttura non lineare contraddistinguono invece Normandie, che dà maggiore spazio alle linee tracciate dagli strumenti accostandosi a generi più contemporanei, come l’indie e il post rock. Bianco miope abbassa i toni e immerge il discorso in sonorità piuttosto cupe.
L’ingiusta fine delle mezze stagioni si riprende il contesto del rock più fiammeggiante, mentre con La fiaba dulcamara si torna a momenti più calmi, per lo più voce e chitarra, ma con idee critiche verso il vivere comune odierno. Si chiude con Migras, la title track, che apre con un riff di chitarra dolce e che si rivela piano piano con lo stile di una ballad hard rock anni 70-80.
Disco robusto e piacevole, quello di Santacroce, che pur inserendosi nella tradizione del rock senza grandi innovazioni, riesce a costruire un percorso coerente senza compromessi e con qualche spunto interessante.
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