Ok, domani è Ferragosto. Il che vuol dire che avrai un sacco di tempo, finita la grigliata, la sbronza, la pennica, per ascoltare dischi interessanti. Tipo quelli che ti propone SHORTRAKS: parliamo di Ropes of Sand, Nicole Stella, Keep the Promise.

Ropes of Sand, Lately

ropes of sand, shortraksLately è la prima uscita ufficiale dei Ropes of Sand. Sette brani registrati sulle rive di un lago. I Ropes of Sand si conoscono e suonano insieme da anni. Si definiscono partigiani del folk rock e dell’alternative-country. Lately parla anche di questo: delle ore di prove, dei loro ascolti, del gusto coltivato tra più progetti musicali, dei viaggi e del desiderio di essere sempre e comunque altrove. Smaltita un’Introduction piuttosto determinata ed evocativa arriva In the Morning, che tutto sommato si merita gli stessi aggettivi, immersa in un’aura da desert rock che si taglia con il pugnale da caviglia, fino a qualche evoluzione psych rock nel finale.

Acustica e impellente, ecco Dream Girl, insinuata da un flauto che fa capire come la ragazza da sogno potrebbe anche trasformarsi in un incubo, prima o poi. Sea Dust cambia atmosfera in modo quasi sorprendente: il pezzo è in movimento, ma c’è il pianoforte e l’aria è melodica e più ammorbidita. Ancor più dolce ecco Lately, una title track che si muove sui passi della chitarra acustica, almeno sulle prime, per poi alzare il tiro, ma non il ritmo. Corale, ecco poi Hope, che fa dell’intensità la propria arma principale, insieme al vibrato dell’organo. Si finisce con la passeggiata di Walkabout, tra chitarre e ululati. Disco ricco e appassionato, quello con cui i Ropes of Sand hanno deciso di esordire. Canzoni ben scritte, idee chiare, sonorità scelte con stile: in pratica, tutto quello che conta.

Genere: alt-country, desert rock

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Nicole Stella, Dov’è oro quel che luccica

Nicole Stella pubblica Dov’è oro nicole stella, shortraksquel che luccica, nuovo disco della cantautore vicentina che arriva dopo numerose esperienze televisive, partecipazioni a concorsi e festival, e le aperture live per Stadio e Francesco Gabbani. I brani del disco ripercorrono alcune tappe della vita di Nicole degli ultimi anni, anni di passaggio all’età adulta e di esperienze che formano e interrogano. Si parte in maniera determinata e narrativa con Lei costruiva nel vento, brano ritmato che mette in evidenza la voce forte di Nicole. Anche Orizzonte racconta molto, con un ritmo lento ma imponente, qualche colore di chitarra elettrica e un testo sofferto.

Per esempio opta per scelte a tutta melodia, con un sapore di canzone italiana classica che domina su tutto. Anche Strade di malinconia prevede un tracciato simile, con molta gentilezza e attenzione soprattutto alla voce. Spruzzate di blues colorano la canzone seguente, che ha il curioso titolo L’innumerevole calcolo del tuo perfetto improvviso – Cercami, tutta giocata su frasi lasciate in sospeso. Si procede con il country rock de L’imbrunire. Si torna al malinconico spinto con Sospiriamo, con piano e violino a sottolineare i passaggi più dolenti. Vediamoci là è la ballata che contiene la frase che dà il titolo al disco, canzone di promesse e ottimismi. Pianoforte e intensità per Semmai, che si veste da canzone da sera. Si chiude con The Blue Eyed Bride, canzone pop rock che è stata anche la prima incisa da Nicole, per narrare una leggenda popolare utilizzando l’inglese. Benché i solchi su cui si muove la musica di Nicole Stella siano piuttosto antichi, la voce, le canzoni e i testi, spesso intelligenti, del disco meritano grande attenzione e ascolto.

Genere: canzone d’autore

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Keep the Promise, Ghosts Of Revenge

Ghosts Of Revenge, il nuovo album dell’hardcore band italiana Keep The Promise guidata dal frontman dei Browbeat M.V. è disponibile in versione fisica e digitale via Bleeding Nose Records. L’uscita è stata anticipata dal primo video/singolo Please Kill Yourself Now feat. Marcella Spaggiari (End Of A Season, Gufonero) e dal secondo singolo Storm Of Cursing. Dopo un’introduzione recitata, Storm of Cursing comincia a martellare a ritmi quasi insostenibili. Poi la già citata Please Kill Yourself Now, leggermente più rallentata ma non meno determinata, che combatte concetti di violenza (vera) con un’aggressività tutta musicale.

You’re doesn’t exist torna a spingere sull’acceleratore, dominata da un drumming particolarmente robusto. Corrosion of a rotten soul adotta un atteggiamento molto più declamatorio, sfociando quasi nell’hip hop (un po’ fusion, diciamo in stile RATM). Intermezzo di calma e pianoforte (più o meno) quello di Ghost Animal, prima che Hell Bedroom riporti l’incendio in mezzo al disco. Non ci si riposa dal massacro nemmeno con la molto compatta The Stench of Evil. Il vigore rimane costante con A Dying Planet, che gioca con qualche stop and go. Il finale, rumoroso come si conviene, è affidato alla potente The Abyss of Innocents. Un disco furibondo ma anche ricco di contenuti, quello dei Keep the Promise, che attaccano alla gola l’ascoltatore e gli lasciano raramente respiro.

Genere: hardcore

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