I Soviet Malpensa pubblicano il loro nuovo album, Sembrava la fine.
Tra il 2020 e il 2021, approfittando dell’isolamento e del tempo a disposizione, abbiamo completato le registrazioni di alcune canzoni sulle quali stavamo lavorando da un paio d’anni e che avrebbero dovuto dar forma ad un nuovo album. Passato qualche mese e dopo diverse riflessioni, abbiamo deciso di ripartire da zero. Di quelle sessioni abbiamo salvato una parte delle registrazioni, alle quali si sono aggiunte alcune idee abbozzate successivamente, per andare così a costituire il materiale che abbiamo poi affidato ad Andrea “Sollo” Sologni dei Gazebo Penguins e Lorenzo Borgatti, che hanno rimesso insieme i pezzi occupandosi di produzione, mix e master.
“Sembrava la fine” è il pensiero che più volte ci è passato per la testa mentre lavoravamo a queste canzoni. Più volte la fine ci è sembrata vicina: lo era nella nostra musica e lo era nel mondo. Le canzoni di “Sembrava la fine” sono fotografie di battaglie quotidiane, ancore di salvataggio, rapporti salvati o rassegnate perdite, inni alla (ri)scoperta di se stessi, inviti ad inseguire le proprie aspirazioni senza avere paura di chi o cosa desideriamo.
“Sembrava la fine” è ciò che avviene a volte nelle relazioni: ci si perde e ci si ritrova. “Sembrava la fine” è l’immagine di un futuro in cui poter tirare un respiro di sollievo, quando le tenebre del presente saranno un ricordo sommerso dalla lucentezza senza tregua delle stellate notturne, dal riverbero perpetuo delle maree, dal silenzio pesante della neve, dalla maestosità delle foreste. “Sembrava la fine” è un futuro sospeso, un ricordo passato, lo specchio del presente. La ciclicità del tempo nella distorsione del disordine. “Sembrava la fine” è una scintilla di speranza. “Sembrava la fine” è un album nato, morto e risorto. Sembrava la fine, la mia fine sei tu
Soviet Malpensa traccia per traccia
A introdurre il disco ci pensa lo strumentale Ghost town, traccia, appunto, spettrale di un minuto o poco più. Poi si naviga verso le Isole, che abbraccia contenuti di rock alternativo. Il cantato arriva con tutta calma, poi si allarga su cori abbastanza sorprendenti, mentre chitarra e sezione ritmica infondono una certa tensione al brano.
“Blade Runner non l’ho visto mai” è un’affermazione abbastanza criminale che sta all’inizio di M, che si confronta con una serie di esperienze, tutte giocate su un dialogo e su sonorità e atmosfere morbide.
Si viaggia sul morbido anche con Apri gli occhi, che però si elettrifica un po’ durante il percorso, allargando le traiettorie e le sensazioni. Contrasti e qualche amarezza tenuta a bada all’interno di Pure Blue, un po’ più dinamica.
Ora di accendere una Scintilla, che illumina un brano piuttosto rapido senza essere troppo aggressivo. Per la title track Sembrava la fine si passa attraverso le note del pianoforte, per un altro strumentale breve e dolce. A chiudere, ecco La musica non basta, che si occupa di terminare l’album con una dose cospicua di malinconie sonore, eteree e diffuse, salvo poi esplodere di elettricità improvvisa.
Lavoro gentile e ben fatto, quello dei Soviet Malpensa, che spargono le loro sensazioni su otto tracce costruite con cura, testimonianza di una sensibilità che riesce a dialogare con idee rock.
Genere musicale: rock alternativo
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