Spleeners, “A Storm from a Butterfly”: la recensione

Gli Spleeners pubblicano A Storm from a Butterfly, esordio per la band nata agli inizi del 2012.
I musicisti della band provengono da background musicale differenti, dall’indie brit-pop passando per il rock e il punk. Il disco è stato registrato al Crono Sound Factory di Vimodrone, con produzione, mixing e master di Simone Sproccati.
Spleeners traccia per traccia
La prima traccia è anche la title track, un’alternanza di melodia ed elettricità che prende il nome di A Storm from a Butterfly: rock gentile e pop animato che si conformano a vicenda. Si procede poi con la rapidità di Second Circle, sorretta da buoni giri di basso.
Freak Show entra in discorsi di medio rock, con avallamenti melodici durante il percorso. Drumming rumoroso e in evidenza con A Place to Belong, che poi si ammorbidisce in corsa, lasciando spazio anche alla chitarra.
Burn up the flag riscopre un umore battagliero, sorretto soprattutto dal drumming e dalla chitarra, mentre il cantato si mantiene gentile come sempre. Alice+The White Rabbit (un’altra canzone su Alice? Seriamente?) sceglie strade morbide e sognanti. Giro di basso sinuoso ad aprire Final Season, che si basa anche su modalità quasi funky della chitarra. Il disco si chiude con Think Tank, che dall’inizio soft fa emergere idee più elettriche.
Album con buone qualità pop e qualche riverbero elettrico, quello degli Spleeners. Forse un po’ di audacia in più avrebbe giovato ma, parlando di un debutto, lo si può ritenere soddisfacente.
Comments
thespleeners
grazie mille!! Vincenzo (spleeners9