Aut/Out è il nuovo album firmato da Stefano Dentone, musicista indipendente originario della riviera ligure, ma trapiantato a Livorno. Cantautore, cantante e chitarrista, ha avuto esperienze sia in Italia che negli U.S.A.

L’album, che vede la partecipazione su quattro canzoni della polistrumentista Valentina Fortunati, conta undici tracce originali e vuole riflettere sulla crescita dell’animo umano quando viene messo di fronte a delle scelte.

Stefano Dentone traccia per traccia

Voce e chitarra acustica per L’arrampicata, il brano che scala la vetta della prima traccia del disco. Il cantato è di stampo tradizionale ma c’è spazio per variazioni sonore improntate al songwriting e al folk anglosassone.

Si passa all’inglese con Carry On, ballata altrettanto acustica ma più morbida. Tocca poi al salto delle Rane, che ha accenni di elettricità in un percorso che rimane comunque soft e un po’ doloroso.

Dardeggia la chitarra sull’apertura di Suoni infranti, che sa di Timoria vecchio stile, con qualche eco a regalare pizzichi di suggestione in più.

Con più di qualche pensiero che vola a Neil Young, ecco una countreggiante Harvest: si torna all’inglese per fornire un contesto rurale, con tanto di armonica a bocca, al pezzo.

Un climax emotivo e di ricordi si consuma all’interno de L’anima tra i denti, probabilmente il pezzo di maggiore impatto drammatico dell’album intero.

E’ tempo di blues, ma preso dal lato aggressivo, con Pensieri pericolosi, sorta di flusso di coscienza, parlando di rivoluzioni vere e false.

Cullato da un suono si costruisce su dinamiche essenziali, fornendo una base semplice per un cantato un po’ buckleyano (nel senso di Tim). Dolce e ricca di carezze, ecco poi Dream, con più di qualche rimpianto sullo sfondo.

Escursioni spaziali e visioni del futuro si delineano in Cosa c’è, spaccata in due tra parte acustica ed elettrica, con quest’ultima che si conforma a modi più aggressivi e rock.

Si chiude con Parole da dare; apertura con le prime battute cantate a cappella, prima che la chitarra intervenga a offrire un nuovo supporto a un brano più malinconico che inquieto.

Capacità di scrittura e consapevolezza di alto livello per il disco di Stefano Dentone. Il songwriter gestisce undici canzoni con piglio deciso e qualità. Il disco fa emergere la personalità del cantautore, che si muove su canoni classici ma li piega alle proprie necessità, ottenendo un album intimo e ricco di carattere.

Genere musicale: folk, cantautore

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