The Manifesto sono un trio di Ravenna nato da poco più di un anno per opera di Massimiliano Gardini (Yesterday Will Be Great, ex Kisses From Mars) alla chitarra e voce, Michele Morandi (ex Brazil), voce e basso, e Stefano Bombardini, batteria (ex Postvorta). Maximilien è il loro primo album.

Nella musica dei Manifesto riecheggiano gli anni ’70 ma anche i ’90 (Stooges, B-52s, Joy Division e Jane’s Addiction)  con una variegata abbondanza di suoni lisergici.

La band è interessata alla Rivoluzione francese (“uno stato mentale”, dichiara la band, “una dichiarazione di poetica, uno stile – è l’evento che ha rovesciato l’ordine costituito, le regole millenarie”) e ad ogni tipo di rivolta; ma influenze altrettanto forti sono anche Nietzsche (“il suo stile sopra le righe, il suo fervore visionario, le sue micidiali scorribande contro la razionalità mediocre e le convenzioni hanno ispirato artisti diversi tra loro come Jim Morrison, Dino Campana, Amedeo Modigliani”), la poesia simbolica italiana e francese e le filosofie orientali.

The Manifesto traccia per traccia

Si incomincia con Virgins, un rock dalle tinte alternative (ma fino a un certo punto) con un sapore acidello e una certa ambizione.

Un po’ più oscura e dolorosa Alaska, sorretta da buoni giri di chitarra e da un crescendo sonoro significativo.

La quasi title track Maximilian furoreggia fin dall’inizio, con un bel ritmo di drumming e la chitarra a impazzare prima che arrivi un cantato netto ed evocativo.

Un Weekend piuttosto cupo ci attende invece poco dopo, con un’atmosfera dark wave e ombre lunghe che si addensano lungo il percorso sonoro, con derive psichedeliche nel finale.

Più giocosa Precious Time, che però cambia parzialmente umore in corso d’opera. La chitarra si libera dei lacci nel finale e ottiene spazi consistenti.

Corridor ha ritmi molto sostenuti, e così il cantato, con le due voci che interagiscono.

Si procede poi con When We Made The Stars Together, pezzo che ha qualcosa di bowieano, su ritmi e volumi alti.

Il disco si chiude a tutta velocità con Manifesto, potente e ben modulata, con cori che stemperano la tensione del brano.

Disco dai suoni vintage ma molto interessante, quello di The Manifesto, che appartengono a quella schiera sempre più vasta di band italiane che non si arrendono alla rinuncia alla chitarra e al rock’n’roll. Visti i risultati, si direbbe che fanno bene.

Genere: rock

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