Quarto album in studio, intitolato Beautiful People Will Ruin Your Life, per The Wombats. L’album del 2015, Glitterbug, era entrato nella top 5 dei dischi più venduti del Regno Unito e ha avuto oltre 200 milioni di ascolti in streaming.

Scritto da tre diversi angoli del globo – il batterista Dan Haggis vive a Londra, il bassista Tord Øverland Knudsen a Oslo e il frontman Murph a Los Angeles – Beautiful People Will Ruin Your Life è stato creato durante sessioni a lunga distanza, integrate da intense sessioni combinate a Oslo.

Con l’aggiunta di produttori quali Mark Crew (Bastille, Rag’n’Bone Man) e Catherine Marks (Wolf Alice) l’album vede The Wombats andare oltre i confini dell’alt-pop. “Volevo fare un album che fosse più spavaldo, qualcosa che non ti dia un pugno in faccia ogni volta che lo ascolti. Su tutti i livelli, sia musicali che interpersonali, siamo molto più vicini”, ha spiegato Murph.

The Wombats traccia per traccia

Il disco parte con Cheetah Tongue, piuttosto martellante e continua, già in grado di portare in alto ritmi e intensità. Lemon to a Knife Fight, primo singolo, è invece più scarna a livello sonoro, almeno sulle prime, ma cresce con il tempo.

Turn invece parte già in maniera piuttosto carburata, indulgendo a ritmi e modi del tutto pop. Si prosegue con una svolazzante Black Flamingo, anch’essa non del tutto aliena al pop da classifica, pur adorno di suoni contemporanei.

Molto più incisiva White Eyes, che ha ritmi alti, giochi con i cori, luci e un drumming piuttosto determinato. Lethal Combination abbassa un po’ i toni, ma soltanto in modo provvisorio.

Out of My Head si caratterizza per un giro di basso particolarmente evidente e acido e anche per un contesto piuttosto rumoroso e ricco di elettricità old style. I Only Wear Black lascia spazio a qualche ripensamento melodico e ha riferimenti piuttosto evidenti (Strokes, Killers).

Ice Cream è veloce e molto agile. Ritmica alla Tomorrow Never Knows e anche un giro di chitarra piuttosto vintage per Dip You in Honey, uno dei pezzi più sorprendenti del disco.Si chiude con I Don’t Know Why I Like You But I Do, dialettica e con una struttura ritmica particolare.

Disco piuttosto sfaccettato il nuovo di The Wombats, con lati spiccatamente pop (senza nemmeno troppa alternative nel sangue) e altri momenti un po’ meno compiacenti.

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