The Zen Circus, “Canzone di Natale”: #quellochesentivo

Pare di capire che gli Zen Circus saranno a Sanremo, o almeno così si dice. Quindi è di grande attualità proporre la loro Canzone di Natale, un classico ricco di buoni sentimenti che chiudeva l’altrettanto gentile Andate tutti affanculo (un messaggio, a ben guardare, adatto sia al Natale sia a Sanremo), vero disco della svolta di Appino e compagni, uscito l’11 settembre 2009.

Come ogni anno arriva il pranzo di Natale. E come ogni anno non siamo pronti alle domande, agli sguardi indagatori, ai commenti intimidatori della famiglia riunita.

Eccoli qua, sono già arrivati i parenti affamati,
Mi strappano le guance a suon di ganascini,
Intanto si divorano le mie tartine.
“Sei un uomo ormai, ma come sei sciupato,
Non sei neanche pettinato.”

E qualcuno addormenta la coscienza con qualcosa di diverso rispetto ai dolci pieni di canditi e buoni propositi.

Fa’ che nonna mi abbia regalato i contanti,
E non il solito paio di guanti
Mamma dice: “Non aspetti neanche il panettone,
Dimmi dove te ne vai, coglione!”

Il solito Abdul, a Natale, ha le Nike di renna e un cuore che non somiglia per niente a quello del vecchietto vestito di rosso. Lui vuole i soldi. E io non li ho. Abdul, come il Natale, non fa sconti.

Io non lo so se arrivo in fondo o no a questo pranzo,
Fra il secondo primo e il primo secondo.
Mi alzo e chiamo il tipo, che sennò sprofondo.
Si chiama Abdul il mio Babbo Natale,
Con le Nike di renna nuove.
Dietro alla stazione al solito pilone,
Tunisi mi aspetta fra un paio d’ore.
Un po’ di sconto me lo farà,
Lui che è il boss del natale s.p.a.

Chiara Orsetti