S’intitola Sindacato dei Sogni il nuovo lavoro discografico dei Tre Allegri Ragazzi Morti, il gruppo mascherato più amato d’Italia. Pubblicato su tutti i supporti (cd, vinile e digitale), il disco arriva a tre anni dal precedente Inumani ed è pubblicato da La Tempesta, l’etichetta indipendente fondata proprio dai Tre allegri, e la distribuzione di Believe/Master Music.
Il titolo è un chiaro omaggio al rock psichedelico (Sindacato dei sogni è la traduzione di The Dream Syndicate, il gruppo californiano formato nel 1981 da Steve Wynn, massimo esponente del movimento musicale Paisley Underground).
“SINDACATO DEI SOGNI TOUR”
16-02-2019 Ravenna – Bronson
23-02-2019 Senigallia (AN) – Mamamia
02-03-2019 Padova – CSO Pedro
08-03-2019 Brescia – Latteria Molloy
09-03-2019 Livorno – The Cage
15-03-2019 Santa Maria a Vico (CE) – Smav
16-03-2019 Conversano (BA) – Casa delle Arti
22-03-2019 Trieste – Teatro Miela
23-03-2019 Bologna – Estragon
29-03-2019 Roncade (TV) – New Age
30-03-2019 Lugano – Studio Foce
05-04-2019 Torino – Hiroshima Mon Amour
13-04-2019 Arezzo – Karemaski
16-04-2019 Milano – Alcatraz
18-04-2019 Roma – Monk
Tre Allegri Ragazzi Morti traccia per traccia
Si parte da Caramella, già presentata come singolo, e si parte con vaste dosi di pop elettrico, con ritornello e con un buon impatto fin dalle prime battute.
Altro singolo e qualche decorazione di chitarra con Calamita, di umore e di ritmo medio ma sostenuta soprattutto da un testo che sa essere pungente, come da tradizione della band.
Si viaggia di citazioni, e si viaggia veloce, con C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno. Il sax impazza e si incarica di offrire colori diversi al brano.
AAA Cercasi è uno dei classici ritratti al femminile, aperta dall’armonica a bocca e dettagliata nei particolari, soprattutto di carattere sessuale.
Le particolarità delle immagini della band emergono in Accovacciata gigante, la cui singolarità si propaga dal testo alla struttura di un pezzo lisergico, che sembra andare avanti tra punk e casualità.
Più centrata Bengala, terzo singolo e terzo gatto di ceramica della copertina, morbida e un po’ ballata, con gli archi a fare da sottofondo.
Molto più muscolare e oscura Mi capirai (solo da morto), gonfia di un risentimento che però prevede anche suoni flautati a fare un certo contrasto con il pezzo più cupo del disco.
Una classica inversione di ruoli si registra nella rapida e ansimante Difendere i mostri dalle persone, altro pezzo che può appartenere al canone classico del gruppo.
Non ci provare si muove sul profilo della critica e dell’autocritica, ma parla anche di catene e di preparazione al meglio, con chitarre minacciose alle spalle.
Molto sintetica invece Una ceramica italiana persa in California, suite da oltre dodici minuti, molto strumentale ma non del tutto, che chiude il disco.
Le canzoni del disco nuovo dei TARM sembrano voler tornare a una semplicità tutta pop (e poco cumbia) anche quando i suoni virano verso destinazioni più indurite. E’ un tuffo all’indietro piuttosto salutare per il gruppo di Pordenone, che sicuramente troverà il plauso dei fan, ma senza deludere di una virgola la critica.