Una cospirazione che comprende la crew umbra di Jap Records (Wonder Vincent, Gattuzan e altri, tutti presenti come guest nel disco) più Quiver With Joy pubblica Skinchanger, disco firmato Virginia Waters. Le dieci tracce si reggono alla voce di Maria Teresa Tanzilli, deus ex machina della band.
Virginia Waters traccia per traccia
Si parte da I’ve killed my power animal (non sarebbe “animal power”?), rock con buone basi blues e con una certa dose di energia che traspare da un percorso tutto sommato rilassato. Queen of the rush parte da drumming e chitarra; più avanti si evidenzia il contrasto fra una vocalità forte ma levigata e sonorità ruggenti.
Molto ritmata Motionless, con richiami alla produzione rock-pop internazionale. Behind mette ulteriormente in luce le qualità melodiche del progetto, mentre la title track Skinchanger punta sulla ritmica e su qualte risvolto psichedelico per richiamare l’attenzione dell’ascoltatore.
Dissonanze e ritmi martellanti aprono Until the last drop, improvvisamente acida e punk, con citazione dei Rage Against the Machine sul finale (o almeno così si direbbe). Più tradizionale la rabbia rock dentro la quale è forgiata Rabbit Snare, cui fa seguito A postcard from drink and drive, con Andrea Tocci e con un umore da jazz club soffuso ma elettrico.
One more step procede su binari rock ben determinati, con particolare attenzione alle armonie vocali. Il disco si chiude con Naked lips, ballatona classica con archi.
Un disco ricco di energia positiva, quello dei Virginia Waters, benché gli standard utilizzati spesso non siano proprio inediti. Ma le canzoni si giovano di ottime qualità di esecuzione e sono sempre molto godibili e apprezzabili.
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