Dopo anni di collaborazioni, tra cui quella con Cisco, e dopo l’attività discografica con la indie rock band Rashomon, Kheyre Yusuf Abukar Issak ha deciso di dare vita alla sua creatura solista. Solista fino a un certo punto, visto che alla fine l’idea, che prende il nome Walamaghe, prende la forma di un quartetto, anche se dominato dalla creatività di Issak.
Come i pesci è l’ep d’esordio, disteso su cinque tracce, di cui Issak ha scritto testi e musiche, ha curato arrangiamento e produzione. Il disco è stato registrato al KappaWan Studio, Modena e mixato da Dario Casillo al Bizzarri Studio.
Walamaghe traccia per traccia
Come i pesci amano il mare apre l’ep di Walamaghe, presentando subito le caratteristiche più spiccate del lavoro: una ritmica importante e rumorosa, testi che parlano di rapporti interpersonali, una vocalità singolare.
Si prosegue con Alfonso, ritmata a livelli quasi dance e portatrice di un sano bisogno di saltare, con ritornelli e battimani ma senza scendere mai da livelli di decenza. Il pezzo è tra i più trascinanti dell’ep, e ha anche buone prospettive come nuovo singolo.
Più cattiva Il cantiere, sia che si prendano come parametro le ritmiche, sia dal punto di vista di sonorità e anche testo. Nel finale si rallenta fino a idee dub.
Calde pietre si inerpica in racconti di stampo avventuroso, con sonorità elettroniche ad accompagnare il discorso narrativo. Passo quasi marziale per Eternamente bella, con sonorità elettroniche massimaliste miscelate a promesse di amore eterno e terribile.
Buono l’impatto del primo lavoro firmato Walamaghe, reso anche più interessante dalle qualità vocali di Issak. La musica procede per volumi grossi, con molta enfasi sui ritmi e con una propensione al pop di matrice elettronica, ottenendo la giusta attenzione.
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