Asti accoglie con un clima da fine inverno gli We Are Waves: la band torinese, con un robusto corpus di opere tutte nell’ambito del rock alternativo, soprattutto di atmosfere new wave, è attesa al Diavolo Rosso per un concerto, organizzato da FindYourLive.com, che si preannuncia molto energico.
La formazione parte rimaneggiata: Cesare Corso, tastierista, è rimasto a casa per colpa di una brutta influenza, perciò il quartetto si trasforma in trio, anche se non si avvertirà particolare emergenza durante la performance. Anzi è l’occasione di provare una veste diversa, più elettrica e cruda, per i pezzi della band, rodata da anni di tour italiani ed europei.
Ecco perciò Fabio “Viax” Viassone prendere il centro della scena, alla voce, chitarra (una Telecaster) e occasionalmente al basso, insieme a Marco Di Brino al basso e Stefano Prezzi alla batteria. Nonostante una partita di serie A di una certa importanza in contemporanea, gli spettatori crescono man mano che ci si avvicina all’ora di inizio concerto e alla fine il pubblico sarà piuttosto numeroso, proporzionalmente con la capienza della chiesa sconsacrata astigiana, che mantiene intatto il suo fascino, suggestivo e “demoniaco”.
Gli spettatori saranno molto contenti della loro scelta perché il set messo in atto dalla band è di quelli che trascinano: in una scaletta che si apre con EMDR, brano d’apertura dell’ultimo disco Cave, il trio mette in piedi fin da subito uno show di altissimo livello. Viax è chiaramente al centro della scena, dialoga con il pubblico e mostra di aver studiato con attenzione mimica e movenze dei grandi frontmen del rock, anche di quelli lontani dal suo genere (certe espressioni stralunate sembrano più vicine al metal che a Bowie e David Sylvian, per dire).
Privi del lavoro delle tastiere, gli strumentisti raddoppiano gli sforzi e colmano i “vuoti” con schitarrate furenti e un’attività del basso molto “melodica” e vibrante, mentre la batteria non risparmia un colpo. Anche Something to Lose e le sue linee melodiche filanti provengono da Cave, mentre con 1982 si inizia a scavare nei dischi precedenti.
Un po’ di trucco sugli occhi ma vestito con colori chiari, al contrario dei due compagni d’avventura, Viax tiene il pubblico decisamente concentrato sulla performance. E il pubblico risponde con entusiasmo, ballando e battendo le mani sui ritmi sempre piuttosto vertiginosi dei pezzi, e gradendo anche le session strumentali che di tanto in tanto si allungano.
Dopo una parte molto magmatica che comprende Beautiful Nothing e Cryptomnesia e anche un dialogo a doppio basso di un certo impatto, si celebra un esito un po’ più “pop” con Lovers, Loners, Losers, dedicata ai gestori del Diavolo Rosso e a tutti i locali che tengono viva, nonostante tutto, la passione per la musica dal vivo in contesti che non siano quelli degli stadi con le superstar, i super affollamenti, i super prezzi.
Si viaggia rapidi verso la seconda parte del concerto, senza pause e senza cali di tono. Anzi si va in crescendo, con altri pezzi molto trascinanti come See the light o Daylight Daze. Viax si inginocchia, rimane immobile in posa zen, scende dal palco, balla con gli spettatori (anzi uno lo prende a testate, per l’entusiasmo), sorretto sempre da una sezione ritmica di primissimo livello.
La serata finisce in trionfo dopo un’ora abbondante di concerto, con l’energia sovrabbondante trasmessa dalla band e perfettamente percepita dagli spettatori. Una bellissima scossa per lasciarsi alle spalle un lungo inverno.