Winter Owl è il progetto del chitarrista Luigi Iamundo, che con l’aiuto di alcuni collaboratori ha pubblicato il proprio esordio, Cursed Sanctuary, cinque canzoni che sentono l’impatto del metal classico, con qualche venatura progressive. Lo abbiamo intervistato.
Come nasce il progetto Winter Owl?
Winter Owl è il mio progetto solista e nasce subito dopo lo scioglimento della mia precedente band Allegro Vivo Bis. Ho suonato con loro per quasi 10 anni e all’inizio ero particolarmente scoraggiato e non sapevo cosa avrei fatto della mia vita musicale. Ma qualche mese dopo ho ripreso in mano vecchi riff di chitarra che avevo scritto tra i 18 e i 20 anni, e ho iniziato a lavorare sugli arrangiamenti per dargli un senso. Poco a poco le cose prendevano forma, e sentivo che qualcosa di buono stava nascendo.
Ci son voluti quasi 4 anni di gestazione, ma sono davvero soddisfatto del risultato. Un ringraziamento particolare lo devo a Marco Vantini che ha cantato le canzoni e scritto gran parte dei testi, senza di lui i miei brani sarebbero rimasti probabilmente in un cassetto. Il nome del progetto è stato scelto non più di un anno fa e fa riferimento al gufo delle nevi, un rapace a mio parere tra i più affascinanti e maestosi .
Ho letto che le canzoni dell’ep hanno avuto una genesi anche piuttosto lontana: sono rimaste “integre” oppure hanno cambiato volto nel corso del tempo?
Decisamente hanno cambiato volto e non solo quello. Alcune delle melodie di canzoni come Jolly Roger o Bad Dream le avevo scritte quasi 16 anni fa, per cui in fase di stesura e arrangiamento sono state completamente stravolte. Le altre canzoni dell’ep invece sono relativamente “giovani”, l’unica eccezione è la title track Cursed Sanctuary in quanto è il più recente brano del disco e nel giro di una settimana è stato composto, registrato e mixato.
Vorrei sapere come nasce Ghost e perché hai deciso di affidare il cantato ad Alice Benedetti e Valentina Boscaini?
Piccolo aneddoto, Time’s up e Ghost in prima stesura erano una unica suite. Difatti nel disco sono in sequenza senza pausa. Nel corso di questi ultimi anni, grazie ai consigli e suggerimenti di tanti amici, ho affinato il mio modo di scrivere e da quella suite ne ho ricavato una traccia strumentale e una cantata. La storia della canzone è abbastanza classico, parla della morte di lei in una coppia e lui non se ne da pace. All’inizio avrei dovuto cantarla io e Alice Benedetti, scelsi lei perché era la cantante del mio vecchio gruppo.
Poi non riuscendo con la mia voce a dare il giusto contributo alla canzone, ho pensato di riadattare la storia in modo che la coppia fosse composta da due donne che forse come tematica è un po’ bistrattata a livello musicale. E qui entra in gioco Valentina Boscaini, anche lei ha fatto un paio di concerti col mio vecchio gruppo in sostituzione di Alice, e mi è sempre piaciuta molto la dolcezza e la pulizia della sua voce, che l’ha resa perfetta per la canzone.
Mi sembra evidente una certa fascinazione per il metal classico e con inclinazioni progressive. Quali sono i vostri capisaldi?
Le mie influenze sono abbastanza intuibili, band come Dream Theater, Symphony X, Ayreon sono decisamente fonte di grossa ispirazione. Soprattutto gli Ayreon di Arjen Anthony Lucassen sono stati la classica folgorazione, per poi scoprire che dietro c’è una sola mente che è riuscita a creare, inventare, registrare tutti quei dischi così pieni di ambientazioni, atmosfere e sonorità così differenti tra loro. Per me è stata una vera rivelazione e mi ha dato quella spinta e voglia di riuscire a creare qualcosa di mio.
Questo ep è da intendere come un “antipasto” per un futuro lp?
Sicuramente in futuro mi piacerebbe fare un lp, magari anche formare una band e portare dal vivo questo progetto. Attualmente sono impegnato nella composizione di altro materiale per un concept album con un gruppo di nuova formazione, e davvero non ho il tempo di fare altro. Per cui per il momento Winter Owl dovrà aspettare un pochino.
Winter Owl traccia per traccia
La prima canzone dell’ep è una già piuttosto rumorosa Jolly Roger, dai ritmi sostenuti e vicina all’estetica delle canzoni del metal classico.
Atmosfere molto tirate anche quelle di Cursed Sanctuary, che vede un approccio molto corale e sensazioni quasi da hair metal.
La ballatona arriva nel mezzo dell’ep: ecco Bad Dream, potente e granitica quanto romantica e appassionata.
Si recuperano i giri del motore sull’alto con Time’s Up, strumentale molto elaborato a livello di linee di chitarra e linee melodiche in genere.
Si chiude in modo abbastanza epico con Ghost, che assume un colore diverso quantomeno perché il cantato questa volta è al femminile.
Nell’ambito del proprio genere di competenza gli Winter Owl confezionano un lavoro ben fatto e ricco di buone idee, in cui l’abilità di esecuzione è molto evidente.