ZemanSi chiama Non abbiamo mai vinto un cazzo il secondo e nuovo disco degli Zeman. Tra ironia amara, influssi indie e new wave, la band presenta così l’album: “Il titolo del nostro secondo album è chiaramente un riferimento alla principale critica che viene mossa a Zeman dai suoi detrattori. Una frase stretta che sottintende un modo tutto contemporaneo e semplicistico di vedere la realtà. Oggi o si vince o si perde (ma ricordatevi i Kina). A nessuno interessa più il come, il percorso ed il motivo. Perché forse sono concetti troppo lenti: poco vendibili. Proprio l’idea di percorso e passaggio è alla base di questo disco: dalla furia espressiva del primo album, siamo arrivati a qualcosa di più meditato e ragionato, ma non studiato, sempre con la voglia di divertirci e di divertire, proponendo pezzi che pescano a piene mani dal nostro modo di aver digerito il post-punk e la new wave. Siamo legati a questo album e, indipendentemente dal fatto che non abbiamo mai vinto un cazzo, siamo convinti che sia il miglior disco che abbiamo fatto fino ad ora, il che è già una piccola vittoria”.

Zeman traccia per traccia

Si parte da Insoddisfazione, pezzo dai riverberi new wave dotato di grande omogeneità sonora. Più deciso il ritmo e l’atteggiamento di Devi solo farmi male, che pure nasconde nel suo tracciato momenti anche intimi. Più moderati i toni di Smettila di smettere, tra sogni e speranze tradite, oscurità e progressioni ritmiche.

Ada si rivela movimentata anche se non allegra, con ritmi che alternano passaggi diversi e anche qualche influsso reggae. Strutture ritmiche non lineari e anche qualche eco new wave nella chitarra di Le cose più strane. La rivoluzione fa riferimento all’attualità, mentre Breve storia di un concerto di merda ha un’intro techno, poi lascia fluire il giro del basso, almeno quanto l’insoddisfazione per il concerto del titolo.

Si chiude il disco con altri due pezzi piuttosto arrembanti, come Se niente importa e la finale Non ci troveranno, anche in questo caso sorretta da un basso elettrico particolarmente intenso.

Disco interessante, quello degli Zeman, che pubblicano un disco nel contempo vario e omogeneo. Il talento dellaband emerge in particolare nei pezzi più intimi, quelli che lasciano trasparire i maggiori squarci autobiografici.

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