Fuori per Sugar La gente che sogna di Lucio Corsi, terzo album dell’artista toscano. Con i nove brani che compongono La gente che sogna, scritti interamente da Lucio Corsi, e prodotti dall’artista insieme a Tommaso Ottomano, che ha curato parte delle musiche, ci sintonizziamo su una stazione radio spaziale e ci ricordiamo quanto sia importante continuare a sognare.
L’album, scritto tra la Maremma e Milano, vive tra utopia e mistero, realtà e immaginazione, danza insieme a Lucio Corsi e alle nostre ombre. Il titolo evocativo ci fa precipitare in una nuova dimensione e ci ricorda quanto sia fondamentale sognare ancora; Lucio Corsi ci invita a farlo con lui in un lento ballare tra il cantautorato e il glam rock.
Lucio Corsi traccia per traccia
Pianeti lontani ed errori dimenticati dentro Radio Mayday, che ha un mood abbastanza 60s, un po’ beat, più McCartney & The Wings che Beatles.
Si svolazza sui tetti grazie al singolo Astronave Giradisco: la fantascienza un po’ vintage e morbida di Lucio Corsi si propaga in una traccia melodica e malinconica. Anche le astronavi stanno in fila per ascoltare la musica dei mondi che spariscono.
Si torna al rock and roll con Magia Nera, fitta di chitarre e di cori, presa pari pari dalle atmosfere del Rocky Horror Picture Show, con lo stesso senso del musical e del grottesco.
Molto pianoforte sulle descrizioni panoramiche de La gente che sogna, title track molto soffice e delicata sulle prime, poi capace di allargarsi in senso psichedelico.
Parte morbida anche Orme, che racconta di vite e di ricerche. Le evoluzioni testuali, non sempre lineari, avvolgono e confortano. Toni un po’ più allegri quelli de La Bocca della Verità: “Se sarò polvere che sia da sparo”. Qualche “Yeee” in un brano che furoreggia in libertà, con cori giapponesi a completare il concetto.
Questioni di rossetto e di smalto quelle affrontate in una baldanzosa Glam Party, che guarda più ai Darkness che ai T.Rex. Gioventù, ribellione e disobbedienza rimangono nei confini di un brano che è più divertito che arrabbiato.
Danza classica va alla ricerca di una donna che si perde nel buio, con atmosfere fiabesche a corredo. Si parla con le piante carnivore all’interno di Un Altro Mondo, rappresentazione corale e quasi spiritual di sogni ultramondani.
Non sono certo la fantasia né la creatività a far difetto a Lucio Corsi, che prende lo spartito, lo veste di sonorità spesso vintage, non lesina né di chitarre né di pianoforti, e poi rimescola a piacimento gli ingredienti, ottenendo canzoni curiose e spesso surreali.
A gusto personale e ai primi ascolti avevo apprezzato di più Cosa faremo da grandi?, disco del 2020 forse più ricco di canzoni-canzoni. Ma questo non suoni a critica per questo lavoro, che è vivo e ricchissimo di inventiva.