Anna Carol pubblica Principianti, il suo nuovo album: il disco esplora il concetto di essere principianti nella vita e nelle relazioni, mettendo in luce l’equilibrio tra scoperta e continua ridefinizione di sé. Al centro dell’album ci sono le relazioni, che in una società sempre più concentrata sul lavoro e priva di tempo, si stanno perdendo, lasciando spazio alla solitudine.
“Principianti“ è un disco che parla di relazioni umane, di identità e di amore. Ho osservato da vicino, da lontano, il nostro modo di vivere i rapporti con gli altri e con noi stessi. Mi sono interessata a quando un’immagine glitchava, a quando il pavimento scricchiolava. Alla fine penso che viviamo in uno stato di eterni principianti. Però ho notato con piacere che è uno stato bellissimo di amore per le visioni differenti e mi ha portato a raccontare il vero, ma anche a fare un viaggio nell’immaginazione e nel vissuto di chissà quale vita precedente o di qualche sogno ricorrente. È un disco che pretende del tempo da chi lo ascolta, lo stesso tempo che richiede una buona amicizia o una bella gita in montagna
Anna Carol traccia per traccia
Un trasporto particolarmente avvolgente caratterizza la Sindrome dell’età dell’oro, brano che apre con dolcezza, molte incertezze e una certa sindrome autobiografica: un brano da cantautrice a tutto tondo, con influenze pop ma anche con una certa raffinatezza musicale.
C’è un pizzico di soul in Brutto modo di morire, che esplora alcuni modi di finire e alcune velleità di avventura, ma li trasforma in metafore morbide della relazione. Il contrario è una norma di vita: ascoltare i consigli e fare, appunto, tutto il contrario. Il brano si muove e balla un po’, con leggerezza, sempre con un po’ di r&b sullo sfondo.
Una situazione sentimentale sempre un po’ al limite si svolge sotto i nostri occhi in Velluto blu, citazione lynchiana che racconta una quotidianità ad alti e bassi con suoni che sanno di anni Ottanta.
Ballata che assomiglia a un lentone vintage, Diversi tipi di dolore parla di uno struggimento d’amore d’altri tempi: l’oggetto d’amore è ammirato quasi da lontano, idealizzato. Quel genere di amore intoccabile perché quasi prescinde dall’altra persona, ma si alimenta di se stesso e delle proprie ansie. Fiati a chiudere morbidamente il discorso.
Mescolanze linguistiche e geografiche caratterizzano Boreale, che ha un beat nervosetto e che si troverebbe bene anche su un dancefloor. Si torna a modi più tranquilli con Tutto troppo, che cerca di evadere dalle ansie e dai pensieri.
Molto movimentata e ricca di immagini ecco May day, sicuramente il momento più avventuroso dell’album, quasi un film d’azione che si consuma attraverso un fraseggio fitto. Si procede con E’ così che si fa, un discorso pop molto fluido.
Ci si arrampica sul muro come l’Edera per il brano di chiusura del disco, che torna a modi soft, per raccontare un’ultima storia che contiene molte esortazioni e moltissime speranze.
C’è molta versatilità e molta creatività nella penna di Anna Carol, che riversa nell’album tutta una serie di idee e di pensieri che si agitano in una testa, sotto il cappellino da marinaio, ricca di fantasia e di sentimento. Disco che indovina ritmi, testi, suoni e toni, perfettamente al contemporaneo senza strizzare l’occhio alle tendenze, e che sa raccontare e anche intrattenere.
Genere musicale: cantautrice, soul
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