Si chiamano Fakir Thongs e si presentano semplicemente come una “band stoner rock di Modena”: nati nel 2012, hanno avuto modo di rodare bene i propri strumenti con un’intensa attività live (hanno fra l’altro aperto i live di Fast Animals And Slow Kids, Nadar Solo, Apres la Classe, Criminal Jokers, Zodiac).

Noi di TraKs abbiamo deciso di proporvi in anteprima lo streaming del loro nuovo disco, Habanero, dotato di un suono molto plastico e in cui si possono apprezzare influssi di vari generi. Se volete saltare la recensione potete quindi andare direttamente allo streaming a fondo pagina, ma sappiate che poi vi vengo a cercare casa per casa.

Canzone a più facce, la title track Habanero apre le danze con un sound plastico e fluido, benché ricco di impatto e di energia. Le chitarre prendono possesso della scena e incidono la propria strada.

Più morbido il suono di Seven, che sembra rifarsi in modo maggiore alle traiettorie dell’hard rock, soprattutto nella seconda fase della canzone, più rumorosa.

E se gli episodi precedenti si diffondono nel tempo con totale libertà, Rifle Down Blues si contiene nell’ambito dei classici tre minuti, che questa volta non prevedono cambi di ritmo ma ancora potenza ben calibrata.

È poi la volta di Pledge, che prende energia di nuovo dalle trame di chitarra e dal tessuto complessivo costruito accordo dopo accordo. Riff corposo quello che apre Fakir Jimmy, che poi evolve come brano ad andatura media, con una deriva finale psichedelica.

Through The Chimney, dal titolo piuttosto evocativo e anche sorprendente, è una lunga ed elaborata digressione dai toni malinconici che accelera progressivamente e progressivamente si fa più intensa e rumorosa.

Nothing really happens invece appartiene al filone dei brani veloci, come se a un’indole sinfonica si opponessero esigenze di velocità quasi punk, fenomeno contraddittorio nei termini ma non infrequente di questi tempi.

Va precisato comunque come il suono dei Fakir Thongs rimanga sempre dalle parti dello stoner, come conferma anche Domus de Janas, intitolata alle tipiche strutture sepolcrali preistoriche non infrequenti in Sardegna.

Ci sono molti elementi alla base del suono e dell’ispirazione dei Fakir Thongs, miscelati dal tempo e dall’esercizio. Lo stoner “dichiarato” è sicuramente una radice importante, ma la versatilità della band fa sì che non si trincerino dietro un solo tipo di suono.

Il disco, che sarà presentato ufficialmente il 15 febbraio al Mattatoio di Carpi (MO), è dotato di ottima potenza ma anche di una fluidità importante, e pur correndo via rapido riesce a lasciare un segno.

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