Asado Film: “Abbiamo trovato la nostra via per fare questa pazzia”

Uscirà venerdì 20 gennaio Rude Boys, il primo film scritto, diretto, interpretato e suonato dal vivo dal collettivo made in Liguria ASADO FILM, che descrivono questo progetto ‘una pazzia’. E di pazzia si può parlare, in effetti, che riesce però a ritagliarsi uno spazio tutto suo nel panorama musicale di questo inizio 2023: un disco interamente strumentale che è colonna sonora e omaggio al cinema anni ’70, con riferimenti alle pellicole americane di quegli stessi anni, con i brani che lo compongono strutturati come se fossero videoclip. 

Durante i live, la proiezione del film è accompagnata dalla colonna sonora eseguita dal vivo: “una EXTRAVAGANZA, un omaggio al cinema muto, uno spettacolo fuori dal comune e senza precedenti (fino a prova contraria)” raccontano i musicisti del collettivo, composto dal regista e musicista Francesco Traverso, da Olmo Martellacci (bassista/tastierista degli Ex-Otago), dal cantautore Matteo Fiorino e dal dubmaster U’Elettronicu, al secolo Gabriele Repetto. Abbiamo rivolto loro qualche domanda.

Asado Film è un collettivo di musicisti e filmaker made in Liguria: come nasce questo progetto artistico?

Il progetto ASADO FILM nasce dalla voglia di creare uno spettacolo che avesse senso andare a vedere dal vivo.

Il 20 gennaio esce Rude Boys, un film in cui la colonna sonora viene suonata live come accadeva agli esordi del cinema. Com’è stato lavorare a questo progetto così ambizioso e decisamente fuori dagli schemi?

La maggior parte delle persone che hanno realizzato RUDE BOYS e che fanno parte di ASADO FILM sono amiche o hanno suonato insieme; diciamo che l’ambiente era pieno di affetto e stima reciproca. Ovviamente un po’ di scetticismo (eufemismo…) c’era, comunque uno spettacolo così non lo fa nessuno e comprenderne le potenzialità o crederci tutti subito fino in fondo era una scommessa. Però dopo i primi demo, le prime prove e le prime proiezioni succedeva sempre qualcosa che stimolava la prosecuzione.
Quindi il lavoro pionieristico è stato duro, spesso logorante ma molto soddisfacente. Ci siamo impegnati molto per realizzarlo e ci diverte tantissimo suonarlo.

Quali sono le pellicole e gli artisti a cui vi siete ispirati per creare Rude Boys? E di che cosa parla il film, se potete darci qualche anticipazione?

Sicuramente tutto un certo cinema di genere poliziottesco degli anni ’70, i vecchi telefilm in costume (il vecchio Batman su tutti), I guerrieri della notte, ma anche un certo cinema muto degli esordi. Senza copiare ma mixando bene questi ingredienti, aggiungendo una sana attitudine punk, abbiamo la parte video di RUDE BOYS. Per quanto riguarda la musica, qui in ASADO FILM ognuno ha portato il suo background e i suoi ascolti, chi il rock, chi il jazz, e abbiamo spolverato tutto con un po’ di elettronica e di dub.

Io personalmente ci considero un gruppo hip hop per un certo uso di basi e di campioni che facciamo. Abbiamo tagliato cantante e batterista, in mezzo c’è di tutto però. Su tutto mi sento di poter dire che siamo stati abili nel non cadere nel manierismo e abbiamo trovato una nostra via per fare questa pazzia.

Avremo modo di vedere dal vivo il vostro spettacolo in diverse città d’Italia, a cominciare da Genova proprio nel giorno dell’uscita ufficiale. Cosa ci dobbiamo aspettare?

Una extravaganza, luci, audio e video che si mescolano, un insieme di cose che nel live trovano il loro coronamento.

In un mondo che corre sempre di più e che sembra aver dimenticato l’importanza di soffermarsi sui dettagli, dedicarsi alla musica al 100% togliendo le sovrastrutture può considerarsi un gesto rivoluzionario, anche se è un chiaro ritorno al passato?

La sovrastruttura è utile se è parte del progetto, non se è l’unica cosa che lo regge in piedi. Personalmente credo che la musica, come il cinema e il teatro, abbia bisogno di uscire da una certa omologazione (per non dire altro) in cui è decisamente impantanata, sia per colpa del pubblico, ma soprattutto per colpa degli stessi artisti (a tutti i livelli).

Mancano però le possibilità, in questo periodo storico, per chi non ha un pubblico, perché mancano i locali o le rassegne dove andare a sentire i progetti fuori dagli schemi. Bisognerebbe forse ripartire dalle piccole sale, non si può passare direttamente da 0 a 100, per poi spesso ricadere nell’anonimato. Bisognerebbe provare a formare un pubblico più attento alla sostanza delle cose e non alle mode del momento, in tutte le arti. Ci vorrebbe più coraggio e qualche investimento più lungimirante.

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