In breve: cinque nuove idee di ascolto per te

TRAKS torna a darti cinque consigli in breve: ecco le segnalazioni di lp ed ep che potresti aver (ingiustamente) trascurato.

Oregon Trees, “Hoka Hey”

oregon trees, recensioni in breveHoka Hey è il primo ep degli Oregon Trees: cinque canzoni inedite frutto dell’amore per la musica indie-folk di matrice americana. Il primo pezzo è Eden, tranquilla ballata che acquista fiato piano piano, mostrando le caratteristiche del pop internazionale più “pensoso”. Più determinata Colors, che fa emergere più chiaramente le radici folk rock della band. If I Went Back torna su canoni più moderati, acquistando una forma più da songwriter. Un alone di tristezza cala su No One, prima che la title track Hoka Hey chiuda il discorso con una sorta di rilettura di canti tribali di nativi americani. Benché non ricco di spunti inediti, l’ep degli Oregon Trees risulta interessante e ben suonato.

 

MMM, “Hiver Noir”

mmm, recensioni in breveSi chiama Hiver Noir il nuovo disco degli MMM (Macelleria Mobile di Mezzanotte), pubblicato da Subsound Records. Il gruppo esplora nuovi orizzonti, con le collaboraizoni di Manuele Frau (Der Noir, Blackland) e Riccardo Chiaretti (Moonlite Bunny Ranch, Chaos/Order). Si parte da Taiga, lungo percorso doloroso attraverso pianure elettriche e post rock. Più contenute le emozioni di Baikal Lake, delineata con tratti minimalisti. Last Kiss by the Volga usa anche una voce gutturale e cavernosa per un brano che sa di Tom Waits. Prospettive più drammatiche ma anche più cinematografiche quelle sulle quali si allinea Az Vozdam, seguita da lunghe escursioni tra noise, space e jazz. Si torna a piani melodici con Pered snegopadom, mentre la lunga Suite chiude su toni molto cupi e claustrofobici. Un lavoro complesso e ricco, quello degli MMM, con molti risvolti e di grande forza complessiva.

Fenriver, “Δ”

fenriver, recensioni in breveSi chiama Δ (Delta) il lavoro d’esordio dei Fenriver, formazione proveniente dal Delta del Po e con influenze heavy-psych. Nei quattro brani dell’esordio del gruppo ci sono tracce consistenti di rock blues dai 70s in avanti. Si parte da Morphine Dose Blues, titolo dal sapore Stones, pezzo dal sapore elettrico molto spiccato, con alta concentrazione di chitarre e volume di fuoco piuttosto ingente. Beyond the Storm raddoppia gli sforzi e appesantisce ulteriormente l’aria, facendo pensare ai gruppi degli esordi dell’hard rock. Slappate di basso contraddistinguono Il Vortice, che usa l’italiano per impazzare su tendenze hardcore. Si torna a ritmi più controllati con In Solitude, almeno sulle prime, per poi accelerare e chiudere il lavoro con notevole frastuono. Esordio notevole per i Fenriver, che riescono a mescolare sensazioni vintage e tentazioni più moderne badando spesso al sodo ma ottenendo risultati anche brillanti e piacevoli.

Scogli di Zinco, “Dai meriggi ai fondali”

scogli di zincoDai Meriggi ai Fondali è il secondo ep degli Scogli di zinco, formazione che si muove tra post rock e shoegaze. Dopo “Affiorano Veloci e Lenti Come i Ricordi”, gli Scogli di Zinco proseguono il proprio personalissimo percorso. Il disco si apre con Sott’acqua, pezzo che utilizza sensazioni di provenienza diversa per costruire un soundscape che pesca dal post rock moderno ma anche dall’indie, con un cantato che fa pensare alla Pfm. Radura mette in evidenza sia le attitudini narrative della band, sia la famigliarità con suoni che si possono accostare a fonti jazz, pur avendo poi sviluppi del tutto differenti. Risacca maschera il nervosismo del drumming con sonorità per lo più soft, ma l’inquietudine serpeggia in un pezzo che sembra poter esplodere da un momento all’altro. Anche Le Cime, brano di chiusura, fa pensare all’epoca del progressive classico italiano, in questo caso anche per l’incedere “importante” e per il sound orchestrale. Un secondo ep maturo e convinto, quello degli Scogli di Zinco, ricco di sensazioni positive.

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Zenden San, “Daily Garbage”

Zenden SanGli Zenden San sono un duo formato da Alessandra Fiorini alla batteria e Fabrizio Giovampietro al basso. Daily Garbage è il nuovo disco e la band lo presenta così: “Daily Garbage è un disco da ascoltare senza concetti sottesi o tematiche nascoste da decifrare, è nient’altro che la musica degli Zenden San da prendere in pieno petto, ovviamente passando per le orecchie…” Si parte dal basso, elettrico, con le slappate memorabili di Bang: l’ambito è quello del math, gli sviluppi possibili molteplici. Ancora basso al centro della scena ma impressioni complessive più ramificate con The Death of an Egghead, mentre la title track Daily Garbage si muove in modo più veloce e bruciante. Life of Pavement presta la propria materia alla trasformazione in magma sonoro. Molte variazioni, compresa una sessione di videogames anni ’80, si riscontrano in un pezzo come Doctors’ Club, atmosfera più giocosa (relativamente) quella di Eltu Rasz, spessori diversi invece in Industrial Zone, in cui confluiscono generi diversi. Di spazzatura quotidiana qui se ne vede poca: si vedono invece due musicisti di alto livello che svariano in modo potente e raffinato, per un disco di livello molto alto.