TRAKS torna a proporti le sue amatissime (giuro) recensioni in breve: ecco alcune proposte di ascolto di dischi che potrebbero esserti sfuggiti.

Evilgroove, “Cosmosis”

Vent’anni di musica alle spalle, anche se a volte con formazioni e nomi diversi della band: gli Evilgroove pubblicano un nuovo lavoro, Cosmosis, influenzato da una vasta serie di sonorità, dal post grunge al math. Il disco si apre con Turn your head, metallica e diretta. Istinti grunge emergono in pezzi come Lucusta, mentre Space Totem lascia maggiore spazio alla chitarra e a influenze metal.  Il basso e le sue linee conferiscono un’aura di mistero a I, The Wicked, prima che altri brani, come Kick the Can riportino a galla discorsi sonori prettamente 90s. C’è un certo compiacimento nell’abilità strumentale in frangenti come quelli di Voodoo Dawn, ma la band fa un buon lavoro nel non lasciarsi prendere troppo la mano e non perdere di vista compattezza di canzoni, suono e album.

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Franky Maze, “Night/Flood”

Night/Flood è il primo ep di Franky Maze, al secolo Francesco Mazzi. Influenze varie, dal songwriting anglosassone al blues, per cinque brevi canzoni che si aprono con Dark was the night: un cling clang che fa pensare ai REM, ma un senso del dramma più incombente. Great Sleeve approfondisce il discorso, usufruendo di atmosfere alla ricerca di livelli alti di intensità. Con Wayfaring stranger si cavalca nella prateria, mentre Alice si lascia trasportare dalla malinconia. Il disco si chiude con Love is the Flood, forse il pezzo più ambizioso e dalle sonorità più allargate.

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DAAM, “RRR”

Con l’intento di unire musica e arte, Bruno Vandyke (art director, cantante e performer), Davide Serpico (composizione elettronica, produzione e chitarra) e Matteo Gualeni (composizione elettronica, produzione e batteria) hanno fondato il progetto DAAM. L’ultimo risultato è l’ep da quattro brani RRR (Rome Riot Rome), ispirato all’estetica del movimento rave dei primi anni Novanta. Si parte perciò da Saturn Fever, contrassegnata da un drumming martellante e da voci distorte in salamoia volutamente acida. Non che Free rider, che segue, cambi atteggiamento: i pezzi sono nudi e crudi, ridotti allo scheletro ritmico o poco più, salvo qualche passaggio vagamente spirituale. L’elettronica prende il sopravvento in Citizens Burn, mentre la chiusura è affidata a un’insolita e perfino più eterea K.K.O.S. Se si omettono il drumming a martello e le voci gutturali, naturalmente.

Ak’chamel, “Transmissions from Boshqa”
ak'chamelCome accade ogni tanto, varchiamo i confini nazionali (e in questo caso anche continentali) per parlare di una band che arriva dal Texas, ma non sembra. Gli Ak’chamel pubblicano Transmissions from Boshqa, curioso esperimento che filtra ispirazioni provenienti dagli angoli più remoti del globo per trasformarli in percorsi strumentali variegati e sinuosi. Se la title track, che apre il disco, fa chiari riferimenti all’Oriente arabo, si transita poi ai movimenti più ovattati di Amazonica exotica o all’industrial/glitch di Bullet Ant Initiation. Ci sono istinti tribali con giri minimal di chitarra in Ancestral Incest, e anche Bhairvi fa ricorso a qualche idea più “analogica” di melodia. Anche in pezzi basati su iterazioni come Processionals of Mauka emerge una certa cura del dettaglio. Un lavoro senza dubbio curioso e meritevole di attenzione, da ascoltare tenendo antenne dritte e mente piuttosto aperta.
Logan Laugelli, “La Noia Del Sabato Sera”

Classe 1987, Logan Laugelli inizia a suonare dal vivo all’età di 16 anni in Valle Camonica, da dove proviene, in diversi gruppi punk e simili, con i compagni di liceo. Oggi pubblica cinque canzoni in forma di ep, intitolato La Noia Del Sabato Sera. Il disco prende la strada del cantautorato rock, evidente fin dalla prima traccia, Sono Solo Camuno, che insieme al medio rock mette insieme un certo orgoglio territoriale. La title track porta in dote qualche nostalgia e malinconia, mentre Il problema del Natale alza un po’ i ritmi. Rock blues per Gli Stivali, chiusura curiosa per Ninnananna in Re maggiore. Qualche idea c’è, anche se non sempre in buon ordine.

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