Tornano le recensioni in breve di TRAKS: cinque nuove segnalazioni di dischi che potrebbero esserti sfuggiti.
[lessness], The Night Has Gone to War
[lessness] è il nuovo progetto solista di Luigi Segnana (ex membro di Casa del Mirto). il suo nuovo ep, The Night Has Gone to War, contiene sette canzoni spesso cupe, con influenze di synthwave e post-punk. Si comincia dai gabbiani di Cwtch, pezzo tranquillo in cui il cantato arriva tardi e che funziona da intro soft per l’ep. Ritmi sempre calmi anche con Where The Night Will Heal Our Pain, in cui il tracciato sintetico si incrocia presto con armonie vocali molto sotto controllo. I ritmi si alzano con una Mala Leche che ha qualche retrogusto EDM pur non esagerando con i rtimi, ma che fa perno anche su molti momenti meditativi. Battiti più pesanti quelli della title track, The Night Has Gone to War, stemperati da un cantato un po’ alla Dave Gahan e da un synth che copre le ottave alte. Ma se si pensa che il disco abbia a che fare soltanto con i toni morbidi, arriva la ritmata Torchlight, pezzo scritto pensando chiaramente al dacnefloor, a smentire l’assunto. Dopo un remix (rallentato) della title track, ecco la chiusura con Diwedd (altro titolo forse scritto dal gatto salito sulla tastiera): qui guida il basso, in un brano ricco di contrasti e molto immerso in aria darw wave. Ep significativo, quello di Segnana/lessness, perché pur essendo molto a proprio agio con i ritmi lenti e le atmosfere cupe, riesce a regalare emozioni diverse per tutto l’arco della tracklist.
Andy K Leland, “Happy Daze”
Andrea Marcellini (ex My Cruel Goro) prosegue da solo, sotto il moniker Andy K Leland, che imbraccia la chitarra acustica e pubblica l’ep, ispirato dal folk, Happy Daze. The Kingdom apre l’ep con totale semplicità, fattore dominante del disco. Più movimentata Home Grown Muck, che porta una ventata di leggerezza. C’è del risentimento invece alla base di Bistro Nights, mentre la malinconia prende corpo con Half Dead Dog. Qualche spunto quasi teatrale emerge da Mr. Panic, prima che Farewell chiuda il discorso con estrema dolcezza. Detto che lo stile di cantato è sicuramente particolare, Marcellini/Leland mette insieme canzoni dotate di intensità e di pensiero.
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Infall, “Silent”
Gli Infall, band mathcore italiana nata nel 2014 e con un ep alle spalle, nel novembre del 2016 hanno registrato l’album di debutto Silent. L’album è stato poi masterizzato da Alan Douches (Converge, ETID, Dillinger, Mastodon) presso West West Side Music (NY). Le (fuorvianti) parole infantili che aprono Chamber lasciano subito il posto alla furia belluina ma “matematica” della band. Pezzi come Back Home Early inclinano più sul lato metal, lasciando spazio anche a qualche variazione della chitarra e a momenti di calma minacciosa. Istanti di ripensamento si trovano anche in pezzi furibondi come The Random Butcher. Tornano i cori di bimbi all’inizio di (Who) the Hell’s inside my Head, mentre con Gift si prova a prendere una strada diversa, con battiti pesanti ma ritmi più lenti. Si torna a picchiare durissimo con Palindrome, con qualche assolo math. Dissonanze e attacchi febbrili di drumming si possono scorgere in pezzi come la potente Decay. Birth parte da molto lontano e arriva proponendo sonorità dal respiro vasto e quasi cinematografico. Si chiude con Silent, title track caratterizzata da ulteriori rigurgiti di magma. Prova estremamente compatta da parte della band, che trova qualche forma di variazione all’interno di un tracciato furibondo e incendiario.
Cristallo, “Cristallo ep”
Dopo anni di tour in Italia con il progetto Melampus, il primo ep di Cristallo nasce dall’esigenza di confrontarsi con la propria lingua madre e con sonorità sintetiche e minimali. I brani che compongono la tracklist sono nati in un arco di tempo molto ristretto e arrangiati con l’intento di non aggiungere nulla di superfluo all’essenziale struttura della forma canzone. L’ep è stato registrato e mixato nell’home studio della band a luglio 2017. Si parte piano, con le profonde oscurità di Eco, pezzo dallo stile minimal. Ma emergono anche dissonanze e acidità, nella parte finale del brano. Il livello di minaccia sale decisamente con Primavera, sempre completa nei suoi suoni scarni, ma anche estremamente tagliente. Tutto passa si sviluppa con idee più depresse che acide, ma poi va a contrasto con un background sonoro crescente. Anche Come pioggia, brano di chiusura, va in crescendo, ma più in orizzontale che in verticale, con la voce che si espande di pari passo al background sonoro, mentre la chitarra si incarica di tracciare un filo ben visibile e incandescente. Lavoro interessante e ben realizzato, quello dei Cristallo, che seguono il principio “less is more” in ambito sonoro, ma riempiono gli spazi vuoti di idee significative.
When The Sun Hits, “Immersed Within Your Eyes”
Il quintetto shoegaze When The Sun Hits arriva da Nottingham e ha pubblicato Immersed Within Your Eyes, un ep con grandi aperture chitarristiche e solide parti vocali. Pochissimo sole ma molte suggestioni si avvertono fin dalla prima traccia, una sognante e malinconica The Last Light. Si prosegue con toni profondi di una chitarra in vena di risonanze dark wave, in apertura di Lie to me. Si prosegue con le luci tenui di Twilight, strumentale appoggiato con delicatezza al centro dell’ep. Stereopium si fa più densa, pesca dal fondo, irrobustisce i suoni mentre la voce diventa più struggente. Lovedead Town si rivela un pezzo da corsa, con ritmi molto alti. Si chiude con le sensazioni sfumate di Coopers Secret, altro strumentale. Buona prova per When The Sun Hits, band che riesce a concentrare le proprie virtù e la propria adesione al dream pop in un ep molto intenso.
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