TRAKS torna a proporti cinque segnalazioni in breve di dischi pubblicati negli ultimi tempi.
Pylon Reenactment Society, “Part Time Punks Session”
Fondati nel 2014 sulle ceneri della storica band Pylon, nata ad Athens, Georgia, in contemporanea ad altri gruppi di successo più che discreto come B-52’s e R.E.M., i Pylon Reenactment Society hanno pubblicato il nuovo ep Part Time Punks Session. Il primo pezzo è Feast on My Heart: giro di chitarra semplice e diretto, cantato piuttosto adirato, qualche inserto sintetico. Acidina anziché no anche Beep, fondata su un buon giro di basso e piuttosto minimal, con influenze del punk della East Coast e dei suoi epigoni (Talking Heads su tutti). Più lenta ma più minacciosa Buzz, anch’essa con una buona visibilità del basso elettrico. Qualche sperimentazione in senso art punk appare in Precaution, mentre K opta per atmosfere più vicine alla dark wave. Si chiude con Crazy, cover/omaggio proprio dei R.E.M. degli esordi, un ep che dimostra come le energie antiche dei Pylon, e anche la loro inventiva, non siano affatto andate disperse.
Superhorror, “Hit Mania Death”
Hit Mania Death è il quarto album in studio dei Superhorror. La band propone un mix di generi, dall’hard rock al punk, dal metal al blues. A tenere tutto insieme è spesso l’ironia, come si capisce subito da Ready, Steady… Die!, traccia d’apertura. Nazi Nuns form Outer Space (certo, non bastano i fascisti che abbiamo in casa, importiamo anche delle monache nazi dallo spazio esterno) prosegue picchiando a tutto ritmo, mentre Mr. Rigor Mortis prosegue con l’allegria e con potenti riff di chitarra. Ed Wood Blues approfondisce i riferimenti cinematografici con un blues elettrico molto fitto.
No Love for the Decesead apre con il drumming in evidenza, presto assistito dalla chitarra. Sorprendentemente melodica Dead to be Alive, che ricorda qualche episodio dei Green Day. Ma è solo una pausa: si riparte subito all’attacco con pezzi come Rock is Dead (Like Us) e con il singolo cannibalesco Nice to Meat You. Little Scream Queen ha una partenza morbida che si irrobustisce con l’andare del pezzo. Mourir c’est chic (tutte le opinioni sono valide) apre con influenze funk e schitarrate. Si conclude il percorso con Selfish Son of a Witch e con la molto dinamica Nekro-Nekro Gym. Posto che il luogo migliore dove apprezzare i Superhorror è sicuramente un palco, anche su disco la band riesce a essere divertente ed estremamente energica.
Hån, “The Children”
Si chiama The Children l’ep di debutto di Hån, pubblicato da Factory Flaws in collaborazione con Freecom. La giovane italiana, dopo la pubblicazione dei fortunati singoli The Children e 1986 presenta un ep in cui dream-pop ed elettronica si fondono in quattro canzoni presentate in più remix differenti. Si parte da una molto eterea Intro, che acquista ritmo e si fa più concreta con il tempo.
Altrettanto morbida è The Children (I See No Home), che però vede esplicarsi la voce di Hån in maniera chiara e distinta, con un intervento robusto delle percussioni. Ecco poi la ritmata 1986, che acquista ritmo e forza fino a sconfinare quasi in terreni da dancefloor. Hands si propone tornando su nuvole di dream pop soffice. Gli altri brani dell’ep sono rielaborazioni (firmate da Klune, A Safe Shelter, Daykoda, Kharfi, Greg Haway) di 1986, Hands e The Children. Delicata ed elegante, la proposta di Hån è di quelle che si ascoltano sia con piacere sia con interesse per le soluzioni sonore intelligenti adottate.
Fran & The Groovies, “Follow Your Istinct”
Fran & The Groovies pubblica l’ep d’esordio Follow Your Instinct, che contiene cinque brani folk pop. Si apre con Fireworks, di ispirazione folk ma non legata unicamente agli stilemi voce-e-chitarra, che mette in evidenza i legami di Fran con il songwriting soprattutto americano. Più acustica ma anche più acida Run Run Baby, che si aiuta con cascate di note del pianoforte per aggiungere incisività al brano.
Fly sceglie modi più dolci e melodici. The Park invece presenta un percorso più accidentato, in cui non mancano contrasti che rendono la canzone interessante. Si chiude con Give me, bonus track che svela un volto appuntito e sofferto, ma anche piuttosto pop. Notata la vicinanza del timbro vocale con qualche star della canzone d’America (anzi del Canada, Morrissette in particolare), va sottolineata la personalità spiccata e singolare di Fran, che si fa apprezzare in tutte le canzoni dell’ep e che promette sviluppi estremamente interessanti.
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Daniele Maggioli, “La casa di Carla”
La casa di Carla è il nuovo ep di Daniele Maggioli, cantautore e membro del Duo Bucolico. Cinque brani in cui si incontrano atmosfere dilatate e canzone d’autore, nati come colonna sonora per lo spettacolo teatrale Approssimazioni. Parte da molto lontano Architetture, traccia d’apertura dell’ep. Il cantato arriva dopo una lunga introduzione, dando il via a una senconda parte del brano più intensa e a volume più alto. Tutt’altro l’umore dell’ironica L’aperitivo, un po’ vintage e in bilico fra leggerezza e Apocalisse. La casa di Carla, la title track, recupera in termini di dramma e compostezza, con qualche intarsio sintetico a insinuarsi. Il cannibale torna alla faccia ironica, con qualche idea culinaria. Si chiude con Madame, di nuovo malinconica ma dalla tessitura sonora fitta e dal finale psichedelico. Cinque canzoni a diversi livelli di intensità per Daniele Maggioli, che mette in mostra una personalità dalle numerose sfaccettature e qualità.