Buckingum Palace: crescita, insofferenza (e un pizzico di sociopatia)

Percorrendo la non breve strada tra Lecce e Milano, probabilmente a un certo punto si incontrano i Buckingum Palace, trio che, oltre che tra due punti geografici, è sospeso musicalmente tra lo shoegaze e uno spleen umorale e introverso, come dimostra il primo disco su distanza lunga Club.

Arrivate a “Club” forti di un buon biglietto da visita come l’ep “Macedonia”: com’è stato il lavoro sull’album?

Abbiamo faticato parecchio per far venir fuori Club nel migliore dei modi; a conti fatti, errori e battibecco perpetuo a parte, non ci possiamo lamentare. Il primo seme del disco si è presentato già durante il tour promozionale di Macedonia, nella scaletta del quale figuravano un paio di brani inediti, poi diventati parte integrante della tracklist ufficiale.

Durante la seconda metà del giro di concerti abbiamo deciso di rompere con le etichette che ce l’avevano pubblicato, a causa di un po’ di divergenze (e un pizzico di sociopatia), quindi siamo ripartiti alla carica già da subito con l’intento di autoprodurci, l’idea non si è poi rivelata sbagliata, anzi, ci ha dato modo di crescere molto profondamente, anche se per nostra natura riscontriamo difficoltà nel sentirci pienamente soddisfatti.

Abbiamo attaccato con le preproduzioni a settembre 2017, il disco è cresciuto progressivamente durante le settimane successive fino a fine novembre, il momento in cui poi siamo entrati in studio. Abbiamo registrato in quattro notti: tre di queste ci sono servite per la presa diretta del trio basso-chitarra-batteria (più sovraincisioni varie di chitarra) e abbiamo utilizzato l’ultima per la voce.

Filippo Bubbico ci ha seguito nelle riprese e Steve Scanu ha fatto il mix e il master. In linea di massima il lavoro è stato molto intenso, specie nelle sessioni in studio che terminavano sempre con il cinguettio dei fringuelli e i raggi di sole a filtrare dalla finestra. Usiamo il termine “intenso”, com’è logico, anche con un’accezione decisamente positiva.

C’è uno spleen molto consistente in tutto il disco: con quali umori avete composto e lavorato sulle canzoni del disco?

Il nostro umore è sempre precario, instabile e quindi potremmo dire di aver lavorato a quest’album passando per tutti gli stati d’animo possibili. Se si dovesse fare una media generale l’insofferenza risulterebbe in pole position. Mal digeriamo quello che ci circonda ogni giorno, nel resto del tempo ci diamo la nausea a vicenda. Talvolta una combo letale delle due. Sarà forse questo il nostro punto cardine, sarà che ci incontriamo proprio lì, ma riusciamo sempre a sintetizzare: la nostra musica è un concentrato di tutta la bile che siam capaci di produrre, non ci è dato sapere attraverso quale processo i risultati siano tali, ma tutto questo è così disorientante da essere d’ispirazione.

Buckingum Palace: la vita del mansueto insonne bevitore di latte

Mi sembra di capire che il titolo e la copertina meritino un approfondimento o almeno una spiegazione…

buckingum palaceIl concept, come a noi succede sempre, è nato contestualmente all’immagine. In questo caso, a voler spaccare il capello in quattro, tutto è partito da una foto scattata con un cellulare, a opera di Giulia Nardelli (cara amica) che l’aveva postata sul suo account instagram. L’impatto alla vista è stato un colpo di fulmine vero e proprio, quindi poi Clara le ha chiesto di rifarla in studio in alta qualità, per la copertina del disco.

La bottiglia di latte accostata al termine Club vuole sottendere un significato un po’ provocatorio ma principalmente autoironico, facendo una comparazione tra lo scalmanato stile di vita del nightclubber sempre su di giri e quello del mansueto insonne bevitore di latte. Passando per questo parallelismo si arriva a rappresentare un’esclusiva cerchia di esclusi, un fenomeno di snobismo rovesciato, pressoché.

Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?

Per via del nostro approccio compositivo a flusso libero, solo in una seconda fase organizzato, discernere che cosa dei nostri ascolti sia stato influente e cosa no potrebbe richiedere un lungo esame di coscienza. Senza dubbio, però, molto significativi sono per Anna Lunar Camel di Siouxsie and the Banshees, per Clara Heading for the Door dei Duster, per Stefano tutto quanto What Burns Never Returns dei Don Caballero.

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