A quattro anni di distanza da Prisoner 709, Caparezza torna con il nuovo album, Exuvia, ottavo disco in studio, disponibile in digitale e in formato cd e lp, su etichetta Polydor/Universal Music. L’album contiene quattordici brani scritti, composti, prodotti da Caparezza e mixati da Chris Lord-Alge.

Durante la realizzazione del mio nuovo album mi sono immedesimato in due personaggi felliniani: Mastorna e Guido Anselmi. Mastorna è il protagonista di un film che Fellini non ha mai realizzato. Un musicista che vaga in un limbo caotico, un’anima in pena che non capisce e non accetta di essere morto.

Guido Anselmi, protagonista di “8 e ½” , è il regista quarantenne svogliato alle prese con un’opera che non riesce o che non vuole concludere. Io sto vivendo una sensazione simile non perché sia fisicamente morto, ma perché molte cose intorno a me hanno subito cambiamenti drastici o semplicemente sono cambiato io e non voglio ammetterlo”.

L’exuvia è, in sintesi, il termine che descrive la vecchia pelle dell’insetto dopo la muta. Caparezza prende in prestito questo termine scientifico per raccontare la sua personale trasformazione, il suo viaggio dal passato al presente. Il disco celebra così il rito di passaggio, il distacco e la fuga dalla propria “exuvia”.

Caparezza traccia per traccia

Con il contributo di Matthew Marcantonio, Canthology apre il disco, con una serie di autocitazioni e un’affermazione significativa: “Ho capito che il secondo album era più facile dell’ottavo”.

Fugadà è in realtà una “fuga-da” parecchie cose, un po’ meno oscura rispetto al brano di apertura e un po’ più vicina al classico Capa, zeppo di barre e di riferimenti pop.

Dopo l’intermezzo Una Voce – Skit, ecco la narrazione ispanica di El Sendero, con Mishel Domenssain, e con la constatazione di una vita che “sa di un cazzo/sembra seitan“. Il sentiero è percorso a ritmi medi e con sonorità vagamente tex-mex.

Campione dei Novanta torna sul lato più divertito, in un’alternanza che però in questo caso si fa anche molto autobiografica, con il racconto della fase Mikimix vista in modo estremamente critico.

Altro intermezzo con La Matrigna – Skit, comunque piuttosto fitta, prima che i ritmi dark/techno di Contronatura partano, con situazioni quasi tribali e con la poetica leopardiana della natura madre/matrigna a tenere insieme il discorso.

Partenza vocale e corale in Eterno Paradosso, con il basso che entra a sorreggere il tutto, per raccontare la vita di un introverso sempre sotto le luci dei riflettori. Altro passaggio narrativo, questa volta parlato, arriva con Marco e Ludo – Skit.

Già nota La scelta, presentata come singolo e accompagnata dal pianoforte visto anche il background beethoveniano del brano. Azzera Pace dipinge un altro ritratto in chiaroscuro, su atmosfere ondeggianti e quasi ballate.

Si parla di maschere in Eyes Wide Shut, che oltre a Kubrick cita Camerini, Zorro, Mas que nada, La casa di carta, Batman, il Dottor Destino e parecchie altre situazioni notevoli in quello che è sostanzialmente il pezzo più rock del disco. “Io non voglio andare in cerca di me stesso/perché rischio di trovarmi per davvero”.

Ghost Memo – Skit ha la voce disturbata e introduce Come Pripyat, che ha andamenti funkeggianti, facendo riferimento alla città fantasma ucraina abbandonata dopo il disastro di Chernobyl, tornato d’attualità giusto in questi giorni.

Più densa Il Mondo dopo Lewis Carroll, che sfoglia immagini, introduce ritmi che rimbalzano, si apre d’improvviso e disegna archi elettrici. Pi Esse – Skit fa da tramite con l’ossessiva Zeit!, che ha qualcosa di punk e qualcosa di krautrock.

Un dialogo con il futuro si apre in La Certa, che è poi la fine, si direbbe, vista però come motore di gran parte della vita, anche se il tono del brano è per forza di cose grave e lirico. L’album si chiude con la title track e secondo singolo, Exuvia, ultimo tratto (ultimo?) di una trasformazione che riveste dinamiche molto vivide.

La trasformazione è uno dei motori dell’arte, oltre che della vita, e Caparezza, pur mantenendo ben fermi alcuni principi di stile, è sempre stato consapevole del discorso. Qui approfondisce le idee di cambiamento con un racconto di un’ora che vaga tra Dante e il pop, in una ricerca di esiti non necessariamente rap, e in una rilettura di alcuni passaggi della propria carriera, forse della propria vita, che sa di psicanalitico. Un disco ricco, anche complesso, fittodi concetti e che merita numerosi riascolti.

Genere musicale: hip hop

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