La prima volta fa sempre male, la prima volta ti fa tremare….

Quando i CCCP – Fedeli alla linea hanno annunciato di tornare insieme, quarant’anni dopo, per suonare su e giù per l’Italia è stato straniante. Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur forse non sono proprio i personaggi che ti aspetteresti di vedere sui palchi dei festival estivi, per il loro essere troppo: troppo punk, troppo stravaganti, troppo fuori tempo, troppo maturi, troppo fuori dagli schemi. Troppo amari. Eppure lo spettacolo che ha stregato l’Arena del Mare in occasione dell’ultima serata di musica live del Balena Festival di Genova è stata tutto tranne che un’operazione nostalgia, che forse sta solo negli occhi di chi guarda.

Un palco carico di luci, degli artisti carichi di sregolatezza e genio, che ricordano le esibizioni degli anni ’80 quando ancora il muro di Berlino spartiva in due non solo la Germania, ma l’intera umanità, ma che in scena sanno portare un’attualità disarmante. La benemerita soubrette Annarella e l’artista del popolo Fatur accompagnano visivamente il percorso spericolato e folle che tappa dopo tappa si ferma a rendere omaggio ai brani iconici del gruppo emiliano, con cambi di costumi, di espressioni, talvolta forse anche di intenzioni. Già, perché arte non sempre fa rima con coerenza, figuriamoci se poi il tutto è condito da un abbondante strato di punk e allucinazioni.

In scaletta, ormai ampiamente nota a tutti (In fedeltà la linea c’è è l’album che la contiene interamente) scorrono classici noti anche a chi pensava di non conoscere i CCCP – Fedeli alla linea, come Emilia Paranoica, Curami e l’immancabile Amandoti, che si alternano ai pezzi che hanno infuocato i fan della vecchia guardia, da Punk Islam a C.C.C.P., da Oh! Battagliero a Spara Juri. Sotto al palco ci sono almeno tre generazioni che cantano, ascoltano, osservano, vivono: chi ha la stessa età degli artisti, che c’era allora, c’è oggi e continuerà a esserci; chi era ancora troppo giovane per averli vissuti, ma li ha ascoltati ancora e ancora e concretizza oggi un desiderio che ha ormai i capelli bianchi; chi ha poco più di vent’anni ma le idee talmente confuse da sembrare incredibilmente chiare.

Impossibile sapere se ci sarà qualcosa dopo, o se ognuno tornerà alle proprie vite come se nulla fosse stato. In fondo, dal 1987 lo ripetono: in un eterno presente, che capire non sai / l’ultima volta non arriva mai.

Prima di loro, sul palco, il partigiano reggiano Max Collini, che insieme a Jukka Reverberi ha raccontato parecchie storie: quelle degli Offlaga Disco Pax, di cui è stato voce narrante e autore dei testi dagli esordi e fino allo scioglimento, avvenuto in seguito alla tragica scomparsa di Enrico Fontanelli nel 2014. Ci sono estratti del nuovo libro Storie di antifascismo senza retorica, ci sono storie scritte da altri ma recitate con passione e sempre con il cuore davanti. C’è voglia di esporsi, di prendere posizione, di rimanere fedeli in qualche modo: alla linea, a se stessi, a quello che brucia ancora e sempre dentro. Senza voltarsi. Mai.

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