Chiara Minaldi: intervista e recensione
Le parole hanno un’anima, secondo Chiara Minaldi: scuola jazz ma aspirazioni pop, la cantante palermitana ha pubblicato il proprio nuovo album, dieci tracce che parlano spesso di futuro utilizzando sonorità forti della tradizione. Le abbiamo rivolto qualche domanda.
Il tuo percorso di musicista ha segnato diverse svolte: ce lo vuoi raccontare per sommi capi?
Nasco come pianista classica, inizio a suonare all’età di 8 anni. Bambina prodigio, vinco diversi concorsi pianistici e nel frattempo mio padre mi instrada nella musica rock e pop (ascolti come Pink Floyd, Beatles, ma anche George Gershwin).
Mi trasferisco a Palermo da Agrigento per l’università (biologia era una di quelle branche che mi affascinava) e nello stesso tempo frequento una scuola di jazz, The Brass Group di Palermo. Da lì dopo varie esperienze concertistiche incido Intimate, il mio primo disco pop/jazz, un disco molto intimo con una formazione standard da quartetto jazz.
Questo disco segna un tuo passaggio (definitivo?) dal jazz al pop. Come l’hai affrontato?
Passaggio definitivo? Non lo so, ma di certo un’evoluzione. Ho conosciuto quattro anni fa un paroliere, Francesco Cusumano con cui instauriamo un ottimo rapporto. Francesco quasi per scommessa mi chiede di comporre delle musiche su cui scrivere dei testi in italiano. La prima canzone scritta fu Un’anima, la cui prima frase del testo da il titolo a questo album, Le parole hanno un’anima.
Da lì il Premio Bianca D’Aponte e la consapevolezza che cantare in italiano mi piaceva moltissimo. Iniziai a scrivere in maniera sempre più semplice, (venivo comunque, dopo Intimate, da esperienze di piccole band pop). Mi faceva sentire, come dire, a casa, senza però tralasciare quel sapore “jazz”.
Per quanto riguarda il passaggio al pop, dopo Intimate formo un trio con il quale riarrangiamo le song più famose rendendole uniche. La band si chiamava ChiaraMente e la sinergia fra di noi era unica. Tutti e tre venivamo da esperienze diverse ma la voglia di evolverci in qualcosa di nuovo era tanta. Nessuna prova mai fatta, prediligeva l’estemporaneità.
Vorrei che raccontassi qualcosa a proposito del singolo “L’estate non è”, compreso il video
Ho composto le musiche in un pomeriggio invernale nel febbraio 2017. Ascoltavo musica americana in quel periodo e mi venne questa melodia. Dopo, il testo di Francesco. L’estate… la Sicilia è un po’ il simbolo di questa stagione in italia, per cui perché non fare un videoclip (fatto interamente da me con immagini di me da bambina) che ricordasse l’estate che non vorremmo finisse mai, come persone che non vorremmo mai perdere, piuttosto che sogni che non vorremmo mai far spegnere?!
So che stai preparando una presentazione del disco “in grande” il 20 novembre: ci vuoi raccontare come sarà?
Il 20 novembre al Teatro Jolly di Palermo sarà un concerto unico per questa formazione. Suoneranno tutti gli strumenti presenti in questo disco, pianoforte, tastiere, batteria, basso, 2 chitarre, marimba, vibrafono, glockenspiel, quintetto d’archi, 2 coriste, percussioni.
Verrà fatto in un teatro con la regia di Giuseppe Sangiorgi e Riccardo PIPARO (dei TI.PI.CAL.) come sound engineer, che poi è il produttore artistico dell’album. Emozione al massimo per questo evento, per cui sto investendo moltissime forze e ne sono fiera.
Chiara Minaldi traccia per traccia
Una voce pulita e levigata accoglie già dalle prime note di Chiama i sogni per nome, che procede a medio ritmo ma con dolcezza.
Ecco poi una morbida e piena Domani verrà, che mette in campo tutto un armamentario romantico, archi, cuori, il mare, perché quando si fanno le cose è bene non lasciarle a metà.
L’estate non è (protagonista anche di un video in cui una piccola Chiara affronta il mare) fa emergere qualche profilo leggermente più jazzato, ma rimanendo sui versanti pop, con gli strumenti che si muovono con circospezione.
Linee fluide quelle tracciate dagli strumenti a corda all’interno di Niente di più vero, con la voce che rimane però padrona della scena.
Un pezzo improvvisamente solare arriva con suoni quasi tropicali, Domenica mattina, frizzantina e divertente.
Tutt’altre idee quelle di Cinema, brano fortemente romantico e intimo, dalle linee sinuose.
Gli archi aprono una Interstellare sorprendente, con finestre su idee del tutto diverse e quasi progressive, su un testo “fantascientifico” ma anche famigliare.
Apertura orchestrale, quasi gershwiniana, per Un’anima, quasi title track che apre proprio con la frase del titolo e prosegue con un pianoforte malinconico ma non spento.
Presenze e assenze sono protagoniste anche del testo di Vite possibili (tutte le strade che non abbiamo mai preso), con un concetto alla Robert Frost che incontra la grazia della canzone.
Chiusura in grande stile con Lascia aperto il tuo cuore, orchestrale e allargata, forse la più adatta a mettere in rilievo le qualità vocali di Chiara.
Dire di una cantante di estrazione jazz che è “elegante” è di una banalità che non ci possiamo perdonare. Perciò possiamo dire di Chiara Minaldi che è forte, sensibile e versatile, come conferma largamente il suo disco in ogni sfumatura.