I Clorosuvega pubblicano un nuovo disco, omonimo, di dieci tracce. La band nasce a Bologna nel 2012 come Atomic Blast e nel 2013 pubblica un ep, “Noise of Revolution” che riceve un’ottima accoglienza nella scena metal. Il gruppo, ai tempi giovanissimo, lo promuove con 60 live di supporto in Italia nei due anni successivi, e tra qusesti anche le aperture per Napalm Death (UK), Destruction (DE), Church of Misery (JAP), Tigertailz (UK), Sawyer Family (USA), Dreamshade (CH) e Destrage (ITA).
Nel corso del 2016 il suono dei Clorosuvega inizia a mutare: la band abbandona l’inglese per l’italiano, la musica diventa più sperimentale e alternativa. Il risultato è la realizzazione di un album, concepito come un movimento, un passo importante dall’adolescenza alla maturità, realizzato con la collaborazione di Larsen Premoli e del suo staff ai RecLab Studios di Milano. Artwork e illustriazioni di Giulia “Pasa” Frascari. Foto di Sofia Benucci.
Clorosuvega traccia per traccia
Frattura costituisce il respiro iniziale del disco, un minuto o poco più di introduzione che lascia poi il posto ad Amnèsia, in cui iniziano a crescere i ritmi di un metal sinfonico che può far pensare a Mars Volta e compagni. Il cantato è cattivo e aggressivo, anche più delle chitarre. Rifiuto raccoglie curiosamente stessi suoni, toni e modi della canzone precedente, di cui costituisce sostanzialmente un lato B.
Bittersweet invece cambia tracciato, anche se le chitarre continuano a sorreggere un pezzo molto robusto, ma con spazio anche per qualche sfumatura. Del mondo dei vinti propone una variante molto ritmata e interessante, mostrando ulteriori particolari della plastica versatilità della band. L’importanza di rimanere lucidi rilancia fornendo al drumming il giusto spazio, ma anche offrendo alla chitarra tratti di proprietà esclusiva.
Anna rilancia in termini di forza e potenza, mentre Solo un commento si dipana in modo piuttosto stralunato, citando Gramsci ma cercando di leggere fenomeni attuali. Godot scivola su una linea fluida, che consente il passaggio dalla chitarra elettrica al pianoforte grazie a doti melodiche nascoste nella canzone. Si chiude con Caleidoscopio, pezzo parzialmente pacificato che parte quasi sussurrando.
Un lavoro corposo, quello dei Clorosuvega, che affidano alle leggi del metallo pensieri spesso ben costruiti e di una certa rilevanza.