Con un progetto che ha incontrato qualche battuta di arresto ma che è sempre riuscito a ripartire, i Del Toro pubblicano Storie di schiavi e sante. Il primo lavoro della band dopo la sua rifondazione è un lp di 12 brani registrati in co-produzione con il GodFather Studio di Napoli (che si è occupato anche del mixaggio e del mastering).
Del Toro traccia per traccia
L’apertura è affidata alla robustissima Cenere, che fa riferimento al rock alternativo sia italiano sia internazionale. Seattle al contrario dichiara le proprie origini grunge fin dal titolo, collocandosi nella zona Soundgarden/Alice in Chains. Un segreto opta invece per l’opzione power ballad, con la seconda parte più rumorosa della prima.
Nel disordine torna a picchiare, ma con il pezzo costruito in crescita, con la voce che si alza di pari passo a chitarra e sezione ritmica. Riverberi grunge si accoppiano a idee di attualità in Hai stuprato Siria. Niente mi può succedere abbassa i ritmi (e litiga un po’ con la metrica nel ritornello).
Lontano da me allude a difficili traversate per mare con l’ausilio di chitarre molto potenti. Si torna all’ambito ballad con Ricordi, che dopo l’introduzione però torna ad alzare il volume. Ridono di me e di te si adagia su toni molto cupi, sostenuti da una chitarra piuttosto abrasiva.
Svegli si ama di più conferma le radici grunge, sempre vive nel disco. Chitarre intense caratterizzano anche Torneremo a bruciare, storia di amore e di violenza. Il disco muore con uno schianto, la molto energica e vividamente sessuale Vuoi farlo ancora?
Qualche perplessità su un cantato talvolta un po’ forzato, ma i Del Toro si presentano nella maniera giusta. Il disco contiene tracce di buon rock con influssi internazionali, complessivamente ben suonato.