Preceduto da polemiche che hanno scoperchiato realtà piuttosto schifose che si annidano (anche) nel mondo dell’indie e della musica live, è uscito L’abisso, il nuovo disco dei Diaframma.
Una delle band cardine del rock italiano a partire dagli anni ’80 arriva al ventesimo album in carriera, cinque anni dall’uscita del precedente Preso nel Vortice del 2013. Nei dieci brani del disco si leggono però non soltanto le eredità di un passato importante ma anche il confronto con l’alternative di oggi.
Diaframma traccia per traccia
Veloce e aggressiva, con qualche vago retrogusto new wave, Leggerezza apre il disco: sarebbe un brano diretto e senza fronzoli, se non fosse per un inciso centrale che sposta qualche certezza.
Il figlio di Dio apre con un’asserzione importante (“il figlio di Dio sei tu”) e prosegue su temi religioso/spirituali con tono più narrativo che predicatorio e un finale rilassato e blueseggiante.
Piuttosto frizzante L’impero del male, con una buona linea di basso e un ritmo quasi sbarazzino.
Così delicata si fa ballad, un po’ oscillante, anche piuttosto bifronte, con un’alternanza di umori tra melodico e ruvido.
Si procede con I ragazzi stanno bene, che ha un’introduzione strumentale piuttosto lunga, seguita da una partenza bruciante e piuttosto punk.
Ellis Island, 1901, con riferimento all’immigrazione italiana (e non solo) negli Stati Uniti, ha risvolti sonori che si possono collocare dalle parti del progressive rock.
Con qualche riferimento al porno e a mondi torbidi ecco Le auto di notte, che consuma metafore presentando una facciata quasi da rock romantico.
Non posso separarmi da te sembra una canzone d’amore molto classica, soprattutto sulle prime, mentre poi si innesta un movimento più originale.
Ecco poi Fica power, una presa di posizione graduale e lenta ma decisa, con frasi molto forti (“lei è così bella che/fa di me/un terrorista, un potenziale stupratore/fa quello che vuole”).
Slappa il basso all’interno delle molte elettricità di Luce del giorno, che chiude il disco fra cori “uacciuariuari”.
Figlio dello spaesamento dei tempi, il nuovo disco dei Diaframma sembra oscillare fra certezze e incertezze, indossando sempre un abito fatto di rock e di personalità peculiare.