Abbiamo intervistato il duo DiGiovanni in seguito alle loro date e in vista del loro nuovo lavoro discografico. Questo è stato il risultato della nostra chiacchierata.
Raccontateci chi siete
Siamo DiGiovanni, progetto di musica cantautoriale che si sviluppa dalla nostra prima esperienza discografica del “Circolo dei Baccanali”: siamo Alessio Franchini, voce e chitarre, e Alessio Macchia, al basso. Siamo fondatori e autori, sia dei testi sia della musica, e attraverso un intrecciato percorso di ascolti e scritture (tra musica d’oltreoceano e italiana) vogliamo esprimere le idee e le esperienze attraverso un’alchimia originale, di ascolto, che protesta e che riflette ma che emoziona sempre…
Dopo un tour appena finito, cosa dobbiamo aspettarci dal vostro progetto?
Già dopo le prime date del “Rodaggio tour” abbiamo realizzato che l’aspirazione più alta è quella di coinvolgere con il nostro sound e il nostro messaggio un pubblico sempre più variegato, alla ricerca di spazi d’autore, che si riveda nei nostri testi e nel nostro messaggio, che possa trovare soddisfazione, felicità, riflessione, insomma sentimenti e sensazioni dopo averci visto ai live. Questo è ciò che adesso ci appagherebbe più di tutto.
Avete collaborato con Gary Lucas in passato: raccontateci questa esperienza
Quella con Gary Lucas è stata una esperienza indimenticabile. Stiamo parlando di uno dei migliori chitarristi americani viventi, un artista plurinominato ai Grammy Award e un compositore che ha collaborato con artisti enormi: tra i più importanti on Leonard Bernstein, Captain Beefheart, Chris Cornell, Lou Reed, John Cale, Nick Cave, David Johansen ma soprattutto Jeff Buckley. Noi abbiamo suonato tanto Buckley e Alessio (Franchini ndr) ha rappresentato molto volte, in giro per il mondo, la voce di Jeff Buckley. Con Gary abbiamo scritto una decina di pezzi. Uno di questi lo abbiamo anche registrato e inserito nel nostro precedente disco. Esiste anche un video, lo potete trovare on line. Davvero una bella esperienza che ci ha fatto crescere molto.
Come mai avete cambiato formazione? Avete articolato in maniera differente il progetto per necessità o per altre ragioni?
E’ una domanda interessante e molto importante per noi…. Be’ sì in effetti il nostro primo disco Tutto può cambiare in un attimo ha visto le prime luci con brani scritti e composti in momenti dove abbiamo dato sfogo a situazioni personali e in parallelo alla visione di uno spaccato sociale contemporaneo, con le sue decisioni e le sue incertezze, i dubbi e le speranze…
I brani del prossimo disco di DiGiovanni sono più eterei, concreti ma anche immaginari, e che possono essere letti in più chiavi di lettura, dove ognuno di noi ci si può immedesimare. C’è più sentimento e passione, e probabilmente più maturità artistica.
Il cambiamento è stato del tutto naturale, più legato a necessità di espressione artistica e della nostra maturazione che per altri motivi. E per questo vogliamo ringraziare molto per averci aiutato con grande professionalità il nostro produttore Andrea Pachetti (Emma Nolde, Zen Circus, Bobo Rondelli, …) che ci ha guidato durante la realizzazione dell’intero disco.
Quali saranno i vostri prossimi passi?
Senza dubbio le ultime tappe di preparazione per l’uscita del disco e contemporaneamente la preparazione dei nuovi spettacoli invernali. Passo dopo passo…
Quali saranno le vostre prossime date? Tour estivo?
Stiamo appunto preparando la stagione invernale con alcune novità sulle quali dovremo lavorare molto per consolidarle come parte integrante e come punto cardine per i live del nuovo disco. Vorremo estendere la nostra proposta a locali e club che ci hanno invitato per l’inverno, data la stagionalità del loro lavoro. Il tour estivo? Sarà sicuramente lungo.
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