E’ la dea greca dell’amore, Afrodite, a porre sotto la propria tutela il nuovo disco di Dimartino, che è l’entità che ruota attorno al cantautore Antonio Dimartino (basso, chitarre e voce), composta anche da Angelo Trabace (pianoforte sinth, cori) e Giusto Correnti (batteria, cori).
Risale al 2010 il debutto, dal titolo Cara maestra abbiamo perso prodotto insieme a Cesare Basile. Nel 2012 esce il secondo disco per Picicca dischi, dal titolo Sarebbe bello non lasciarsi mai ma abbandonarsi ogni tanto è utile, prodotto insieme al cantautore e amico Dario Brunori. L’ultima uscita, del 2017, era stata Un mondo raro, insieme a Fabrizio Cammarata, dedicato alle canzoni di Chavela Vargas.
Dimartino traccia per traccia
Il singolo Giorni buoni ha anche l’incarico di aprire il disco e di presentare una faccia assolata, con un motore spinto da un basso piuttosto battistiano (anche se si citano i Pixies) e da una chitarra che dardeggia in libertà. “Acqua nei preservativi/abbandonati nei parcheggi” ci ricorda che siamo pur sempre in ambito indie pop.
Due personaggi abbassa un po’ i toni, ma dopo una prima parte morbida c’è uno stacco più ad alta voce, con pianoforte e cori, un po’ alla Venditti, con molta intensità.
Altro singolo, ecco Cuoreintero, con qualche accento quasi brunoriano, se vogliamo continuare con il gioco delle comparazioni, tenendo presente che però la personalità di Dimartino è molto spiccata e distinta, come dimostra nella fattispecie anche questo brano.
Adolescenza e guerra nell’apertura di Pesce d’aprile, altro pezzo a ritmi alti (chi l’ha detto che i cantautori delle generazioni recenti sono capaci solo di pezzi languidi?), in cui emergono immagini forti in contesti fluidi.
Feste comandate abbassa i toni, tra elementi meteorologici ed eccessi di amore, fatti defluire con calma.
Ma non c’è troppo tempo da dedicare ai convenevoli: si torna a correre in Ci diamo un bacio, con un drumming che però è quasi meno pesante di alcune immagini (quella dello schizzo di sangue sulle Adidas, ma poi si citano anche le Hogan. E ok, anche “festeggiare la figa in un circolo culturale”).
Contrasti tra una sezione ritmica e la voce che vola alto, e di nuovo un pregevole lavoro del basso in Liberaci dal male. Ah, è c’è anche una svastica disegnata, perciò è evidentemente una canzone indie.
Si balla con La luna e il bingo, tra immagini di paese e mirrorball rotanti, in un curioso ritratto un po’ felliniano dai molti (tutti?) lati ambigui. Canzone di lotta e di passione, ma anche di molta melodia, ecco poi I ruoli.
Chiude sul morbido un disco che proprio morbido non è stato: Daniela balla la samba però riporta l’estate, quasi smarrita dall’apertura con Giorni buoni. Da Afrodite qui si arriva a una più ravvicinata santa Rosalia, sfumata nelle luci del tramonto.
Dimartino consegna alle stampe un disco completo, ricco e maturo. Colpisce come i ritmi si abbassino davvero di rado, e come il cantautore/band riesca, con la musica, a sciogliere tutti i nodi in modo pop, ma come poi il testo riannodi tutto.
Genere: cantautore, indie
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