Dutch Nazari pubblica oggi, mercoledì 19 giugno, il proprio nuovo brano Aqaba.

Aqaba è il nome di un villaggio in Cisgiordania, vicino a Jenin dove sono stato nel 2012 e che è anche il titolo di una canzone contenuta nel mio primo ep “Diecimila lire”. L’urgenza di tornare a scrivere di Palestina mi si è presentata già nelle prime settimane della guerra esplosa su Gaza in reazione agli eventi del 7 ottobre, e i ricordi hanno fatto sì che il brano inizi con una descrizione di ciò che ho visto

Mentre alla radio impazzano i tormentoni estivi, Dutch Nazari mette in musica il proprio impegno politico, sociale e umano: Aqaba, come spiega l’artista, arriva a dodici anni da un viaggio che ha compiuto in Palestina, e in cui ha iniziato attivamente a occuparsi della questione palestinese. Il risultato, all’epoca, è stata Jenin – pubblicata nel 2014 – e a cui Aqaba è legata da un filo invisibile. 

Anche l’immagine di copertina riprende le suggestioni di quel viaggio: a cura di Jacopo Baco (che collabora con Dutch Nazari sin dai primissimi lavori), si tratta di un frame tratto dal documentario Revolution Art Poetry (N. Nazari 2012) di una donna in mezzo a un uliveto che tende la mano a una bambina, stampata e con l’immagine della bambina rimossa manualmente. Un’immagine forte ed evocativa, che non solo racconta il legame tra quanto visto dall’artista nel viaggio di 12 anni fa e il presente di Aqaba, ma restituisce in modo diretto e straziante la tragicità di quanto sta accadendo ancora oggi in Palestina.

La storia delle violenze in Palestina nell’ultimo decennio, così come in quelli precedenti, purtroppo non è cambiata e, nel 2024, è ancora il momento di far sentire la propria voce e, nel caso degli artisti, di utilizzarla per amplificare quella di chi non può farlo.

Dopo il 7 ottobre, con il passare delle settimane e l’orrore che si accumulava davanti a me impotente, ho sentito salire come tanti e tante un’urgenza difficile da impiegare. Urgenza di leggere, urgenza di scrivere. E urgenza di scendere in strada e urlare di smetterla. Per fortuna c’era chi organizzava le manifestazioni di piazza, e allora sono andato a una. E ad un’altra, e a quella dopo, e a quella dopo ancora. E ogni volta che andavo c’era sempre più gente

Il brano, pubblicato da indipendente in questo momento di urgenza non solo espressiva ma anche politica e umana, è il primo episodio di nuovo materiale discografico a cui Dutch Nazari sta lavorando.

Dutch Nazari è nato e cresciuto a Padova. Dopo una prima collaborazione con l’etichetta Giada Mesi, fondata da Dargen D’Amico, con la quale pubblica i suoi primi due ep, nel 2017 conquista pubblico e critica con il primo album ufficiale “Amore Povero” (Undamento/Gada Mesi). Nel 2018 consolida l’ottimo riscontro con il secondo album Ce Lo Chiede L’Europa, seguito dall’esibizione sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma e dal Tour Europeo in Italia, con oltre 70 date nei migliori club e festival italiani. Sia gli album sia gli ep sono interamente prodotti da Sicket, che lo affianca sia in studio sia sul palco.

Nel 2020 l’artista, che con la sua musica ha contribuito a far conoscere a livello nazionale la scena musicale padovana, collabora con due giovani talenti di Padova: Tony Boy nella traccia Sembra Facile e Post Nebbia in Televendite di quadri (remix). Il talento poliedrico di Dutch lo porta a collaborare anche con personalità artistiche non legate al mondo della musica. L’incontro con il poeta Alessandro Burbank dà vita allo spettacolo A una metrica distanza, uno scontro ad alto tasso di coinvolgimento del pubblico dove la poesia “sfida” la musica, e al Cosa Preferiresti Podcast, che ospita Luca Ravenna, Valerio Lundini, Ema Stokholma, Carlo Pastore, Dargen D’Amico, Martin Sal e la Dott.ssa Schiaffazzi. Il podcast accompagna l’uscita del terzo album Cori da sdraio, presentato al MI AMI 2022, poi promosso da un tour estivo nei principali festival e da un tour invernale nei club.

Dutch Nazari, “Aqaba” – il testo

Ricordo ancora i tetti di ogni casa
l’odore forte dell’umidità
alla mattina gocce di rugiada 
sulle colline accanto ad Aqaba
il traffico e il rumore e in ogni strada 
profumo di tabacco e di caffè
e quella voce dolce che cantava 
cosa diceva me lo hai detto te
cantava: 
il mio amore ha 
la pelle di un’oliva 
e prega tutti i giorni Allah
di tenerla viva 
e lotta per la libertà 
perché da quella riva fino al mare che c’è là
la gente torni libera 
e sai che il mio amore ha
due occhi clandestini 
e un profumo di lillà e di gelsomini 
e prega un po’ più forte Allah 
per i suoi bambini
e per la loro libertà
anadammi Falastini 
quanto costa restare 
quanto costa restare qua 
difficile restare 
difficile restare umani 
dimmi cos’è normale 
dimmi cos’è l’umanità 
la vedi anche tu crollare 
sbriciolarsi tra le mani 
la normalità: 
lutti familiari e averne familiarità 
bombe sopra gli ospedali con impunità 
senza cibo senza acqua né elettricità
propaganda a mezzo stampa come escamotage 
mentre qua ci si domanda “come sta motaz?”
guarda quel bambino morto in braccio a sua papà
il dolore che una mamma ha
e ora prova a domandarle se condanna Hamas  
quanto costa restare 
quanto costa restare qua 
difficile restare 
difficile restare umani 
dimmi cos’è normale 
dimmi cos’è l’umanità 
la vedi come scompare: scivola via dalle mani
quanto è buono questo pane quando c’è 
quanto è buio questo buio quando è notte 
quanto fa paura l’osservare il cielo
sperando rimanga buio tra le tapparelle rotte 
tu sei questa gente questa gente è te
e vi lega un filo che non si rompe 
perché un filo di speranza quando c’è
è in grado di rendere sopportabile anche la morte
e intanto dentro al cuore una canzone suona forte 
il mio amore ha 
la pelle di un’oliva 
e prega tutti i giorni Allah
di tenerla viva 
e lotta per la libertà 
perché da quella riva fino al mare che c’è là
la gente torni libera 
e sai che il mio amore ha
due occhi clandestini 
e un profumo di lillà e di gelsomini 
e prega un po’ più forte Allah 
per i suoi bambini
e per la loro libertà
ana dammi Falastini

Pagina Instagram Dutch Nazari

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