Emanuele Colandrea, “Due”: la recensione

emanuele colandrea

DUE è il nuovo album di inediti di Emanuele Colandrea, in uscita per l’etichetta 29Records. Come in UNO l’album pubblicato ad aprile 2025, anche queste dieci canzoni sono scritte, suonate, arrangiate, registrate, mixate e masterizzate da Emanuele Colandrea.

DUE sono 5 testi ma 10 brani, ogni testo due canzoni diverse. Se UNO voleva essere in qualche modo tutta la vita davanti, DUE vuole essere tutta la vita di fianco, un modo per non sentirsi schiavi, nemmeno delle canzoni. Credo che a questi testi faccia piacere avere due vie di casa, due ombre, due destini. È un esperimento sociale se vogliamo, una specie di sliding door, ognuno sceglierà da quale parte andare, quale mettere nelle cuffie. Se mi va bene sceglierà di non scegliere e le ascolterà tutte a occhi chiusi senza neanche accorgersene. A proposito di DUE, di un paio di cose sono abbastanza sicuro, che questa idea c’era già prima di UNO e che, come dice il proverbio, non c’è due senza tre

Emanuele Colandrea traccia per traccia

Questioni di limiti di velocità e di occhi cobalto quelle prese in esame da Tutta la vita di fianco, con la voce in tutta evidenza su un brano dalle sonorità minimali. Delicatezza ma anche una spinta decisa in un brano che apre il disco in modo intimo ma comunque dinamico.

Molto baldanzosa e rumorosa, quasi da festa in piazza Leda, che affronta discorsi afferenti il femminile, il maschile, la personalità, il cervello. Tutto con una certa voglia di farsi sentire da tutti.

La giostra gira precipitevolissimevolmente (sognavo dalle elementari di scriverlo, grazie Colandrea) in Bentornato settembre, che ha qualcosa di Brunori e molto di ottimo cantautorato nell’incedere e nel modo in cui racconta e abbraccia.

Chitarra acustica e domande profondamente politiche ma anche molto umane su questioni che riguardano il nostro presente, la nostra nazione, il nostro mare e chi lo varca per cercare soccorso e, appunto, umanità: ecco Né in cielo né in terra.

Sogni pieni di neve in Non mi abbracciare, che racconta di due persone in eterna partenza: anche qui si parla di guerra, forse a livello metaforico o forse no. La canzone sa di ballad antica, con il suo andirivieni ritmico e le sue immagini semplici.

Con Stai attento l’ “esperimento” della riproposizione del testo prende forma: il testo è il medesimo di Tutta la vita di fianco, cantato qui in acustico, sempre piuttosto minimal ma con atteggiamento complessivamente più positivo, compreso un’improvvisa accelerazione momentanea a metà brano.

La sola cosa che conta è il “lato B” di Leda, qui molto più battente e incisiva. Cerchi che non si chiudono e tendiniti anche in Caro settembre, che affronta i molti problemi con qualche nota elettrica in più.

Con Verde militare le partenze improvvise e l’arrivo della guerra sono la riproposizione, dolce e profondamente malinconica, di Non mi abbracciare.

Ci sono echi e un’onda sonora vasta e intensa in Anime di contrabbando: un po’ di De Gregori emerge nel cantato (non è la prima volta nel disco). La richiesta di pace e il dio della guerra sono protagonisti dello stesso testo di Né in cielo né in terra, qui contornato di sonorità molto più rumorose.

L’esperimento della riproposizione dei testi è interessante e mostra la versatilità delle idee e della capacità di esecuzione di Emanuele Colandrea. Ma al di là di questo, il disco è portatore di una scrittura rara e sempre efficace, a prescindere che affronti temi personali o universali.

Le canzoni scivolano sempre ricche e motivate, in un disco equilibratissimo e intensissimo, che dimostra un lavoro certosino ma anche una ricerca di semplicità sempre riuscita. Un lavoro di livello molto alto che regala molta soddisfazione.

Genere musicale: cantautore

Se ti piace Emanuele Colandrea ascolta anche: Brunori Sas

Pagina Instagram Emanuele Colandrea

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