Enrico Merlin e Valerio Scrignoli hanno pubblicato Maledetti (Area Music), una rivisitazione di otto classici degli Area per due chitarre elettriche. L’album è pubblicato da Musicamorfosi e distribuito da Egea.
Un disco dedicato alla musica degli Area, probabilmente il gruppo più rivoluzionario e innovativo della storia della musica italiana, è divenuto l’occasione per noi di rapportarci a quelle sonorità con un approccio personale e dissacrante. La musica che ne nasce non è ripetizione pedissequa, ma tensione verso la contemporaneità e frutto di una visione alternativa”.
E’ una dichiarazione precisa, programmatica, quella di Enrico Merlin e Valerio Scrignoli: i due chitarristi elettrici – diversi per estrazione e orizzonti ma accomunati dalla libertà creativa e dalla voglia di esplorare ai confini tra i generi musicali – sono pronti ad uno dei lavori più ambiziosi delle rispettive carriere.
Enrico Merlin e Valerio Scrignoli traccia per traccia
Evaporazione apre il lavoro: si accentuano le propensioni jazz e improvvisative, con un lungo lavoro di tessitura notturna. Al contrario La mela di Odessa (1920) affonda a lungo le proprie radici blues, con qualche escursione in colonne sonore cinematografiche e in territorio King Crimson, e con un senso di tensione positiva che percorre tutto il brano.
Cometa rossa si presta a un lavorìo molto minimale delle due chitarre, che si permettono anche qualche divertissement qui e là. Poi nella seconda parte del pezzo il discorso si fa più potente ed elettrico, con presenze inquiete che si fanno avanti e di nuovo qualche sensazione crimsoniana. Ecco poi Hommage à Violette Noziers, che adotta un approccio più sottile, fino a esiti sostanzialmente rock’n’roll: qui si può pensare anche agli Who di Tommy, naturalmente alle prese con il repertorio degli Area.
Luglio, Agosto, Settembre (Nero), probabilmente il pezzo più famoso della band di Demetrio Stratos, è resa con un’iniziale adesione al tema principale, anche se poi i rivoli dai quali le due chitarre si lasciano tentare conducono su vicoli alternativi. L’elefante bianco gioca con qualche effetto e prova evoluzioni quasi parodistiche.
Con Vodka Cola si torna in atmosfere oscure e a movimenti liminari, ma con un finale che sconfina nell’industrial. Il brano scelto per la chiusura è Il Bandito del Deserto, che alterna potenza e sottigliezza.
Lavoro di grande valore anche, se non soprattutto, in grazia delle libertà molto vaste che Enrico Merlin e Valerio Scrignoli si prendono nei confronti di un “canone” musicale di certo molto fluido e flessibile come quello degli Area. Lungi dall’essere un disco di cover, l’album sviluppa gli spunti degli originali portandoli in direzioni diverse, che forse la band originale, in qualche realtà alternativa, avrebbe potuto provare.