Esce per Cane Nero Dischi il disco d’esordio di Exwyfe dal titolo Butter. Undici tracce molto elettroniche e fluide, con battiti dance e numerose influenze internazionali.
“Con questo disco volevo dare forma a un malessere costante, a un’insoddisfazione che secondo me sta un po’ alla base della vita di molti noi abitanti di Milano, così innamorati di questa città, che tanto però sembra distante dai nostri veri sogni. Molti vivono un immaginario collettivo fatto di bellezza e finzione, nostalgia per uno status che non hanno mai vissuto, una specie di sogno americano fatto di social e media. Guardiamo uno straccio di skyline che stiamo pian piano costruendo e sogniamo Manhattan, chiudiamo gli occhi e ci sentiamo un po’ lì.
E così anche nella musica italiana di nuova generazione si concentrano molti stilemi e modelli d’oltreoceano, senza che nessuno riesca effettivamente a riportarli con la stessa cifra. Mancano i mezzi, manca quel tipo di cultura, che non è nostra e che ha tutto uno spessore ed un sapore diverso. Dal vuoto inguaribile lasciato da questa assenza noi abbiamo tirato fuori BUTTER, il nostro disco, che nonostante le influenze straniere, ha la consapevolezza di avere tutto un suo atteggiamento personale”.
Exwyfe traccia per traccia
Dopo l’introduttiva A Square with no buildings ecco i rimbalzi di Microphones, piuttosto algida nel suo incedere elettronico e intrisa di beat regolari, di synth pop e di influenze internazionali.
Molto più oscura e vicina alla dark wave, ma con qualche twist ambiguo e inquieto, ecco poi Watching Glass, che ha ritmi scomposti e derive elettriche.
Un po’ più ballerina e leggera l’atmosfera che si consuma in Holidays, momento meno claustrofobico. Toni leggermente più malinconici e intimi invece quelli che si inseguono in Skinny Dog.
Si gioca molto sui contrasti e gli equilibri The Pic You Sent Me, tra una vocalità esile e percussioni voluminose, il tutto steso su un letto di suoni lontani e irrevocabili.
Si torna ad armeggiare con ritmi ed elettronica perdendosi nelle schermaglie fitte di Terrorist in Love. Voci robotiche e loop sonori per una stravagante Schoolgirl, che ha un inciso quasi rappato.
Prosegue su toni simili, anzi se possibile anche più intricati, la seguente Attack of Lovers, che dopo aver attraversato un sottobosco fittissimo di sensazioni electro approda a improvvise e brevi epifanie sonore.
Un intermezzo (un po’ al sapor di Depeche Mode) ce lo si concede con In A Common Place, prima del finale, che armeggia a partire dalle fondamenta di The Buildings, crescendo e costruendo piano piano.
Per certi versi il disco di Exwyfe sembra pescare da sensazioni new wave, ben piantato negli anni Ottanta. Per altri è perfettamente contemporaneo e anzi sgusciante verso qualche tipo di futuro. Fatto sta che suona bene e che è sicuramente il risultato di un lavoro attento e convincente.