Vecchie conoscenze di TRAKS, ritornano i Fargas con Città animale. Città Animale (Private Stanze/Kizmaiaz) vede tra gli ospiti Tiziano Bianchi al filicorno e Pellegrino “Pelle” Mazzucchi (già con Capossela) alle percussioni oltre a Luca Perciballi in incursioni sonore, poi entrato ufficialmente in banda. Il disco, come i precedenti, è stato registrato e co prodotto artisticamente da Dario Casillo (Dalla, Bersani, Neffa, Beyonce,..)
I Fargas si affacciano al mondo discografico nel 2002 con il singolo La grande Onda (StraniSuoni/Warner), vincitore del premio della critica e terzo classificato all’Accademia di Sanremo. La vera e propria attività musicale inizia per Luca, di cui Fargas negli anni è diventato lo pseudonimo, a metà degli anni novanta, performando poco più che 15enne, brani inediti di cui è autore, come oggi, di testi e musiche.
2012 In balia di un dio principiante (Private Stanze/Snowdonia), il disco che porta la band a un’intensa attività concertistica, seguito nel 2014 da Galera (Private Stanze/Snowdonia), altro concept che vede la partecipazione per la prima e unica volta in lingua italiana di Francesca Bono (OFELIADORME) nella sussurrata “Mille Nodi” , con Spaggiari al rhodes e Matteo Toni alla Weissenborn.
Lei ha una pistola (Private Stanze/AlaBianca,2018) porta Luca e Alberto a modificare l’approccio agli arrangiamenti, conseguentemente a un cambio di rotta compositivo di Luca. Questo album vede come sempre alcune ospitate di amici, tra cui Enrico Molteni (TARM), Carmine Torchia, nel dubbio e molti altri.
La banda oggi è composta da Luca Spaggiari, Alberto Urbelli, Francesco Zaccanti, Luca Perciballi e Marco “ED” Rossi. Luca è autore, produttore, autore di colonne sonore di film, sonorizzatore di videoart ed anche, in momenti di massima goliardia, autore di musiche per sfilate di moda.
Fargas traccia per traccia
Si parte piano, almeno a livello sonoro, con Città animale, piano e il flicorno di Tiziano Bianchi, con la voce che sussurra e descrive.
L’altro intervento di Bianchi arriva su un pezzo di caratteristiche molto diverse: sono ben cadenzati e vivi i ritmi di Inverno d’Italia, brano piuttosto caustico.
Si torna a discorsi più morbidi con Corpi santi, notturna e ancora sussurrata, con un richiamo al cantautorato più nobile d’Oltreoceano.
Una chitarra vibrante e intensa è tra gli ingredienti maggiori de La fame, che però è anche il primo brano che porta con sé i classici strappi vocali, più frequenti negli album precedenti.
Auguri un filo particolari quelli di Io vorrei tu morissi ora, paradossale e con qualche particolarità vocale, ma anche con un flusso sonoro potente.
Quasi rock pop Nina e le parole, su ritmi alti, a mostrare un altro lato della band, anche se il cantato è sempre notturno.
Provinciale ma sempre ispiratrice in musica (si ricordino i precedenti autorali illustri) ecco Modena, “quasi ribelle”: si parla delle sue vetrine e dei suoi sguardi su un ritmo a risacca, con dissonanze elettriche sullo sfondo.
Si torna a discorsi molto intimi e sempre sussurrati (e un po’ ubriachi) con Mappe, che ha una struttura voce e chitarra arricchita poi da suoni che si aggiungono, mentre si parla di fallimenti.
Il disco chiude con il punketto accennato di Signorina anarchia, veloce e disillusa.
Coerente con una copertina in bianco e nero, il nuovo disco dei Fargas è ricco di contrasti e di atmosfere notturne e a volte desolate. Ma è anche l’opera di una band e di un autore che ha aggiunto tasselli e comprensione a ogni passaggio. E che si conferma sempre più che meritevole di ascolto e di grande interesse.