Ha fondato i Punkreas e ne è stato una colonna dal 1988 al 2014, ma le divergenze di carattere (si dice così, no?) hanno portato Fabrizio Castelli detto Flaco fuori dalla band. Fino a un esordio da solista, con il progetto Flaco Punx, piuttosto convinto e deciso, che si intitola Coleotteri e che sceglie in prevalenza il punk rock, ma non in modo esclusivo.
Flaco Punx traccia per traccia
Il disco incomincia con la sigla del TG Uno dell’89, con la voce di Paolo Frajese che annuncia la caduta del Muro di Berlino. Si tratta di Gorky, che tratta di temi post-sovietici. La salsa di rock servita è piuttosto ricca di sapore.
Si apre con una citazione da Matrix per l’accelerata Bubblegum, così a tema sessuale che ci si meraviglia come non sia stata presa in considerazione per il Fertility Day.
Si scende di ritmo e ci si mescola con reggae e dub per la title track Coleotteri, mentre con Codice Rosso si alza di nuovo il ritmo. Il protagonista dell’emergenza medica è peraltro Dio, tanto che ci si trova di fronte a un “Dio è morto” un tantino trasfigurato rispetto a quello di Guccini/Nomadi, largamente citati all’interno del pezzo.
Anche Dodici ore è un pezzo da corsa e di punk conclamato, pur interrotto da un assolo di chitarra leggermente più rallentato. Si parla di muri, elmetti e di immigrazione in Scura, che è sostanzialmente un pezzo hard rock.
Con La Canzone di Adamo si torna apertamente in territori punk, per un pezzo che passa dalla Bibbia al Monopoli e che è sorretto da una buona linea di basso. Zona d’influenza appare come una canzone antiamericana che tiene però il conto di meriti e demeriti e soprattutto del passare dei tempi.
Tematica politica anche per 1861, che anche in questo caso parla di stelle e strisce e del loro rapporto con casa nostra, stavolta con un ambientazione ska. Il disco si chiude però in salamoia rock: si tratta di Testata nucleare, aggressiva e picchiata, con un ritornello perfino piuttosto catchy.
Flaco conferma le proprie qualità di scrittura anche agendo da solista, ma dimostra anche una più che discreta capacità di cambiare scenari sonori. Il disco suona così piuttosto vario, tutto sommato non troppo ironico, molto compatto e tremendamente deciso. Il Flaco post Punkreas non sembra per niente spaesato, anzi sembra avere le idee chiarissime.
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