Son, “Son”: recensione e streaming
sonTRAKS ha ospitato qualche giorno fa in anteprima Polaroid, il primo singolo dei Son. Si trattava dell’antipasto di un ep senza titolo di cinque tracce, protagonista della nostra recensione. I Son prendono forma a metà del 2014. Partiti in tre, sostituiscono, nel corso del tempo, quello che è il loro bassista. Messi su i primi pezzi, cominciano fin da subito a suonare live e a far conoscere l’energia delle loro esibizioni.

Son traccia per traccia

La prima traccia dell’ep è Shinai, che si avvolge intorno a un giro quasi ipnotico di chitarra e a un drumming intenso ma non estremista. Parte poi la voce, consistente e di sapore post grunge. Il finale si permette volumi più alti e qualche variazione.

Just a little victory abbassa leggermente i toni ma fa partire un motore a pieni giri, arrivando presto a un’esplosione di energia. Qualche ricamo in più se lo concede Letice, che però se ne pente un po’ e riprende ad alzare il volume con fare più aggressivo, ma senza esagerare.

Hole parte da accordi isolati di chitarra, ma poi cresce e prende forma di ondata che cresce in modo progressivo. C’è rabbia e c’è impatto nel pezzo. L’ep si chiude proprio con Polaroid, protagonista della nostra anteprima, che si inoltra in percorsi non lontani dalla dark wave, con un drumming molto attivo e il volume che si alza nel corso del pezzo.

I Son esprimono una buona energia nell’ep, ma anche una buona capacità di gestirla. È un fuoco molto intenso ma c’è anche la capacità di domarlo, ottenendo un mix di sonorità compatto e non banale.

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