fm, pseudonimo di Francesco Mauro, ha pubblicato il proprio nuovo disco, Noi siamo la fantascienza. Con la coproduzione artistica di Matteo Portelli il disco attraversa storie personali e riflessioni sociali cercando di fotografare attimi dell’esperienza umana contemporanea. Una new wave su cui i testi non vengono cantati, ma recitati e calati in una dimensione che ha del fantascientifico, in cui racconti minimali sfiorano o si intrecciano con crisi d’identità e questioni di eredità generazionale.
Ciao Francesco, raccontaci la tua (singolare) avventura musicale fin qui
Ho iniziato con la chitarra e il canto da adolescente, poi ho scoperto l’elaborazione digitale del suono. Ho avuto una band che si chiama (non ci siamo mai sciolti) Il Mare Verticale. Dopo l’università, vista la passione per il cinema e il mio interesse pregresso per il suono sono entrato al Centro Sperimentale di Cinematografia e da quel momento ho iniziato a montare il suono dei film, tuttora questo è il mio lavoro.
Che cosa ti ha spinto a tornare a sperimentare con la musica attraverso il tuo nuovo album?
Mi ha spinto la voglia di condividere ed esprimere quello che nel corso degli anni si era cristallizzato in me.
“Noi siamo la fantascienza” è un titolo che lascia pensare a diversi sviluppi. Da dove nasce?
Il titolo dell’album nasce dall’immagine di una società che si arrampica su se stessa. La fantascienza è una dimensione narrativa basata sul rapporto tra l’individuo, la società e le dinamiche tecnico-(fanta)scientifiche. Ecco, a volte mi sembra di farne parte, nel bene e nel male.
Come nasce la scelta del recitato al posto del cantato?
Volevo dare un peso diverso alle parole. Raccontare delle vere e proprie storie slegate dalla melodia.
Quali sono i tuoi riferimenti in campo musicale? Ci sono paragoni (ovvi) che saltano in mente, ma vorrei che approfondissi le tue reference soprattutto a livello sonoro
Negli ultimi anni ho ascoltato principalmente Punk-Hardcore, New-Wave e Lo-Fi. Nonostante le differenze stilistiche, sono generi accomunati da un concetto di libertà alla base. Non esistono reference puntuali per il progetto fm, posso citare degli ascolti ricorrenti: Suicide, Residents, Hüsker Du, Minor Threat, Nick Cave & Bad Seeds, Phil Elvrum, Kina, Giorgio Gaber, Type O Negative, Bull Brigade.
C’è una forte tensione politica nel tuo approccio al disco. Vista l’assenza della politica dai testi delle canzoni di oggi, ti vedi totalmente controcorrente?
Non so se sono totalmente controcorrente. Di certo mi sento spiritualmente distante da molta musica che va per la maggiore.
Raccontami come nasce la title track e come nasce la frase centrale: “Il compito è sempre salvare la povera vittima”
La traccia Noi siamo la fantascienza nasce da una riflessione sul concetto di fare del bene in relazione al mondo che viviamo e alla nostra cultura. Volevo “trattare” una storia che parlasse sia di solidarietà che di privilegio. La frase si ispira a un concetto espresso da Žižek in Guida perversa all’ideologia.
Hai una tendenza a scrivere delle storie degli “eroi dimenticati”, dei personaggi che hanno un quarto d’ora di fama o di felicità, prima di finire nell’oblio. Che cosa ti affascina in queste storie?
Di queste storie mi affascina il fatto che sono in direzione contraria al concetto attuale di successo.
Come vedi il proseguimento della tua storia musicale, almeno nel futuro prossimo?
La fase di scrittura di Noi Siamo la Fantascienza è durata diversi anni. Io e Matteo Portelli abbiamo escluso dall’album alcuni brani che reputiamo molto validi, ma che hanno bisogno di tempo e sperimentazione ulteriore. Spero di riuscire a breve a gettare le basi per un secondo album.