‘O diavolo è il titolo dell’ultimo lavoro di Francesco Di Bella, ex 24 Grana: un disco a proprio modo innovativo ma ricco della classica sapienza compositiva del cantautore campano. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Titolo apparentemente roboante per un disco in realtà molto spesso morbido. Ho letto che il tuo “diavolo” è un’espressione soprattutto etimologica, ma mi sembra anche che sia spesso un “povero diavolo”, molto apparenza e poca sostanza. Sbaglio?
In fondo sì, tutto sommato viene sconfitto dall’amore, solo chi non lo trova resta diavolo e l’amore può essere anche semplicemente amore per gli altri. Il diavolo è colui che ama solo se stesso. È stato il mio modo per raccontare che i “propri diavoli” si possono sconfiggere.
I tuoi dischi sono sempre molto ricercati dal punto di vista sonoro, ma ho l’impressione che stavolta hai fatto qualche passo in più. Come è andata la lavorazione sulle musiche del disco e come hai scelto i collaboratori da coinvolgere?
Il disco è nato grazie alla collaborazione di musicisti straordinari, capitanati da Andrea Pesce. Dopo aver condiviso il palco per oltre cinque anni abbiamo trovato il sound giusto per queste canzoni. Il lavoro di produzione è durato diverso tempo e con Andrea siamo riusciti ad assecondare sempre la natura delle canzoni che nascevano alla chitarra, al piano o improvvisando su basi dub.
Un’altra impressione che ho avuto ascoltando il disco è che, nonostante l’uso del napoletano, questo sia un disco meno territoriale e più “universale”, soprattutto rispetto a Nuova Gianturco. Era tra i tuoi obiettivi oppure è capitato spontaneamente?
Sì, volevo parlare di quello che succede un po’ dappertutto e non solo a Napoli. ‘O diavolo parte da una ispirazione più universale che non è riferita a uno specifico territorio.
Vorrei sapere come nasce Il giardino nascosto (addirittura con un assolo di chitarra elettrica!)
È un brano che aveva bisogno di un’atmosfera particolare, misteriosa. Il testo parla di due amanti che scappano dal paradiso, penso che l’assolo di chitarra sia un fatto liberatorio mentre le tastiere synth all’inizio creino una certa suspence.
Hai appena festeggiato 20 anni di carriera. Sono andati come da aspettative? Che cosa vorresti per i prossimi venti?
Sono contento di quello che faccio e spero di poter migliorare ancora come persona e come artista.