E’ tornato Francesco Guccini. Anche se aveva detto che non sarebbe successo, anche se non con un disco suo al cento per cento, ma eccolo lì, che si avvicina claudicante al palco della Bocciofila di Milano, per presentare la sua antologia Canzoni da intorto, dichiaratamente un inganno, di brani del cuore. L’intorto sta nel fatto che sì, Guccini non è effettivamente tornato a scrivere, e a che a distanza di dieci anni dall’ultimo disco pubblicato, L’ultima Thule, non c’è un brano scritto da Guccini, e soprattutto non sulle piattaforme digitali. Un disco di cover che Guccini si portava dietro, ma che nessuno sembra aver voluto che facesse. Un disco nascosto di reinterpretazioni di canzoni popolari nascosto, va cercato nei negozi di dischi e voluto fortemente.

“Cos’è lo streaming?” chiede ironicamente (ma probabilmente non così tanto) Guccini quando gli viene chiesto come mai questa scelta così fuori dal tempo. La motivazione sta nel non volersi piegare alle logiche dei numeri, degli algoritmi, delle playlist. Questo disco è un regalo, un piacere conviviale e romantico, che non si sposa con il mondo dei distributori digitali. Questi undici brani appartenenti alla cultura popolare, con quel piglio folk, che vanno a formare “Canzoni da intorto” non si adattano a queste logiche effimere, perché sono brani che hanno combattuto contro il tempo, e lo streaming non le merita.

Le canzoni che si cantano con gli amici, lingue e dialetti che si mescolano e sembrano disegnare la vita, lunga e colorata, di un cantautore che ha fatto la storia della musica e che adesso è lì, a risponderci sul perchè e i per come dello streaming. Non c’è più la necessità di scrivere pezzi nuovi, gli ultimi rimangono in quell’ultimo album pubblicato dieci anni fa, c’è solo la volontà di tornare a casa. E questo disco sa di casa, forse più di molti altri brani di Guccini, che forse non sono sopravvissute alla memoria.

Il titolo nasce per uno scherzo della moglie Raffaella durante un pranzo con i discografici. Canzoni di lavoro, politiche, di protesta, canzoni che diventano quelle che uniscono gli amici al bar, ma che hanno un significato più profondo e radicato. L’intorto sta ovviamente anche qui. “Sono tutte canzoni per perdenti” dice Francesco Guccini, canzoni per chi si deve difendere, ed è questo ciò che più ce le fa sentire nostre. Ma della politica inevitabile e inconsapevole che Guccini si porta dietro, non si parla, lo hanno sempre definito comunista ma lui alza le spalle, nel 2022 non ha più senso, dice. È un intorto.

Morgana Grancia

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