Con un ep omonimo, breve ma intenso, Gastuzie, progetto di Beppe Scarangelli, si è messo in pista, assommando le esperienze maturate in California e una sensibilità molto italiana. Lo abbiamo intervistato.
Ciao, presentaci il progetto Gastuzie
Ciao, sono Beppe Scarangelli, e ho voluto dare vita a Gastuzie dopo essere stato in California. Essendo cresciuto con quella cultura, nel settembre 2019 mi sono recato lì con la scusa di vedere come si vivesse, dato che avevo trovato anche un possibile aggancio lavorativo. Ho assaggiato l’underground musicale di West Hollywood, Los Angeles e mi son detto: “Se mi impegno posso farlo anche io”.
Oltre alla musica, per me è molto importante la parte live in cui posso essere vicino al pubblico, interagire, divertirmi e cantare con loro: trasmettere più direttamente le emozioni e condividerle in un momento unico. Questo è Gastuzie.
In che atmosfere è nato il tuo ep omonimo?
Gastuzie è rimasto un’idea fino a quando non è arrivato il lockdown e ho finalmente avuto il tempo per poter fermare i progetti per cui suonavo e mettere la mia musica al mio servizio.
I tre brani elettrici quindi non nascono nel mio studio, ma in camera mia, e ricordo proprio le montagne di amplificatori, che ho dovuto ammassare, da cui ero circondato e che mi avvolgevano con il calore delle valvole e degli accordi aperti, consolando e accompagnando tutte le emozioni e le situazioni di cui avevo deciso di parlare.
Qual è la canzone che ti è costata più lavoro e rifiniture?
Per me, e credo che la mia etichetta (Trulletto Records) sarà d’accordo, la canzone che (ci) è costata più lavoro è sicuramente Cow Chew.
E’ un roller coaster di suoni, ritmi, dinamiche e tecniche vocali. Scegliere i giusti suoni di chitarra senza saturare eccessivamente ma trasmettere un suono comunque aggressivo non è stato facile; così come scegliere le giuste macchine analogiche tra preamp, delay a nastro e microfoni è stato challenging.
II sound è molto “americano” e debitore degli anni ’90. Quali sono i tuoi artisti di riferimento in questo ambito?
Se dovessi riferirmi direttamente agli anni ’90, direi proprio a occhi chiusi In Utero dei Nirvana, e questo spiega il sound “diretto” del mio ep. Per le melodie più ammiccanti magari al pop, direi decisamente ai primi dischi delle band punk dell’epoca (1039 – Smoothed Out – Slappy Hours dei Green Day; And Out Come The Wolves dei Rancid; Smash degli Offspring…)
Devo molto anche alle band contemporanee midwest emo e math rock americane e italiane, figlie praticamente di quegli anni, che mi hanno ispirato molto per la loro attitude (American Football, Delta Sleep, Modern Baseball, Mom Jeans, Gazebo Penguin, Quercia).
Come dobbiamo intendere questo ep? Un aperitivo di un prossimo disco o un lavoro a sé stante?
Aver lavorato a questo ep con Trulletto mi ha stimolato e donato una rinnovata voglia di produrre a livello discografico. Le canzoni e le idee non mancano, e mi sto organizzando per iniziare a lavorare a quello che potrebbe essere un album vero e proprio.
Gastuzie (ep) mi è servito per mettere in ordine le idee e fare chiarezza su cosa voglio e come voglio lavorare nel mio primo lp.
Questo non significa che l’ep non abbia un suo significato, al contrario: è una presa di coscienza come artista e racchiude emozioni e sensazioni sicuramente figlie del loro tempo, ma in cui mi ci rivedo molto e che cerco sempre di condividere e convivere con il mio pubblico durante i live, le interviste (per cui vi ringrazio tanto!) e i contenuti “dietro le quinte”.