Foto e testo di Chiara Orsetti

La seconda serata di Goa Boa Festival 2019 a Genova è partita con il naso all’insù: la preoccupazione per i temporali previsti ha lasciato spazio in fretta al bel tempo, e già dall’apertura dei cancelli il sole ha avuto la meglio. Tutto pronto, dunque, per accogliere sul palco gli ospiti attesi: Sem, Fulminacci, Eugenio in Via Di Gioia e Gazzelle, per una delle serate più coerenti dell’intera programmazione.

Il primo a salire sul palco è proprio il local hero Sem, al secolo Samuele Puppo. Classe 1998, ha all’attivo il disco d’esordio Se vai via tu, con dieci brani inediti e diverse esperienze live ai più importanti festival nazionali. I suoi pezzi più celebri, Altro pianeta e Anche se, hanno contribuito a far crescere le visualizzazioni di questo giovane artista.

Subito dopo, in perfetto orario, è la volta di Fulminacci: giovane artista anche lui, che ha da poco ricevuto la targa Tenco come miglior opera prima con l’album La vita veramente. E nulla si può obiettare sulla scelta: nonostante la giovane età, l’artista romano è decisamente maturo e pronto per essere scoperto anche dai non addetti ai lavori. Lo dimostra l’entusiasmo con cui viene accolto dal pubblico delle prime file, che evidentemente non ha pagato il biglietto per il solo headliner ma anche per chi, prima di lui, è in grado di far cantare ed emozionare. Filippo Uttinacci, il vero nome del cantante, sceglie di rompere il ghiaccio con Tommaso, uno dei brani con il maggior numero di visualizzazioni e che rimane in testa facilmente; immancabile poi la canzone che dà il titolo all’album.

Oltre al suo repertorio, Fulminacci decide di omaggiare Fabri Fibra rendendo cantautorale il suo brano Stavo pensando a te, e poco importa che dalle prime note sembrasse un brano di Battisti: la riuscita è stata comunque ottima. Unica pecca, se di pecca si può parlare, è la staticità sul palco, sicuramente accentuata dalla presenza degli artisti che subito dopo hanno fatto il loro ingresso.

Eugenio in Via di Gioia: Rubik & buona musica

Eugenio degli Eugenio in Via Di Gioia è effettivamente un animale da palcoscenico: non sta fermo un attimo, scherza, canta (bene), risolve cubi di Rubik e non perde occasione per sfoggiare sorrisi disarmanti. E a pensarla così siamo in buona compagnia: le prime file si accalcano per vedere meglio, in molti cantano e in tanti sorridono insieme a questi ragazzi, contagiati dal loro entusiasmo.

Una costante dei concerti degli Eugeni è il cubo di Rubik: Eugenio, cantando, risolve il rompicapo per eccellenza con una facilità disarmante, quasi come se gli riuscisse semplice come suonare la chitarra. A testimoniare che non ci siano trucchi e inganni, viene scelto un ragazzo del pubblico che ha il compito di scombinare i pezzi del cubo il più possibile. Oltre all’intrattenimento, i ragazzi offrono buona musica: dai successi come Cerchi, Altrove, Chiodo Fisso, fino ad arrivare a Prima di tutto ho inventato me stesso. L’entusiasmo è tanto, e vengono concessi ulteriori dieci minuti di esibizione alla band torinese.

Gazzelle: un Top Gun dell’indie

Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ecco arrivare sul palco Flavio Gazzelle Pardini, ormai al suo secondo Goa Boa e al terzo live in quel di Genova. È cresciuto il ragazzo negli ultimi tre anni: i suoi video hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni, i suoi concerti sono sempre affollati e l’entusiasmo nei suoi confronti sembra crescere sempre di più. Cambio di look recentissimo, Gazzelle sale sul palco con un taglio di capelli nuovo e immancabili occhiali da sole, tanto da ricordare a tratti un Tom Cruise ai tempi di Top Gun e a tratti un Liam Gallagher, tutto rigorosamente de noantri.

Si comincia col botto, con Meglio così e il suo relativo “e quindi cin cin!”, una delle frasi icona dell’artista romano. È in forma Flavio, nonostante sia sempre di poche parole, ma non manca la richiesta di un gin tonic per scaldare la voce.

Uno dietro l’altro si susseguono i successi, e ci si rende conto di quanti dei suoi brani siano diventati vere e proprie icone dell’indie pop. Ritornelli giusti, musica apparentemente allegra e testi tendenti al pessimismo cosmico nella maggior parte dei casi: un ingrediente costante degli artisti della scena indipendente, ma che con Gazzelle arrivano a toccare livelli ancora irraggiungibili per molti suoi colleghi. A dimostrarlo c’è anche il cartello di una ragazza in prima fila, che ha sovrapposto il volto dell’artista a quello di una divinità, a dimostrazione che ognuno crede a quel che sente, e lei sente di aver trovato la sua dimensione nello sguardo timido e nell’atteggiamento spavaldo di Flavietto.

Ecco allora che ci si scatena sulle note di Non c’è niente, Zucchero Filato, Sayonara, e ci si commuove su Punk, NMRPM, Sopra, Tutta la vita, sempre cantando a squarciagola e sempre pensando che questo ragazzetto de Roma sia un genio del male. Vola un reggiseno sul palco, Flavio lo raccoglie e lo bacia, per poi buttarlo alle spalle e raccoglierlo nuovamente al momento dei saluti di congedo. La classe.

Il gran finale, con tanto di occhiali tolti, è Non sei tu: uno dei pilastri di Flavio, forse il testo più  malinconico, ma che ha saputo attrarre il pubblico a tal punto da spingere l’autore a togliere le stelline dagli occhi e a godere del meritato successo.

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