Ginez e il bulbo della ventola, “L’ultima cena”: recensione e streaming

ginez e il bulbo della ventola

E’ uscito lo scorso venerdì, il nuovo album di Ginez e il bulbo della ventola intitolato L’ultima cena. L’album, presentato il 29 aprile presso l’ex Chiesa Anglicana di Alassio (SV) è stato anticipato dal singolo, accompagnato dal videoclip, Se vuoi, canzone che parla di di acqua, di mare, di fiume o di pianto, mentre Ginez canta con rimpianto distanze e punti in comune con l’amata, ormai lontana e perduta, parlando di spade e cuori sanguinanti, simboli di amori finiti, ma alla cui fine è difficile arrendersi.

Ginez e il bulbo della ventola traccia per traccia

Si parte piano, con la title track L’ultima cena, ballata struggente, acustica e ricca di rimpianto. Non ci sono riferimenti religiosi né pittorici a dispetto del titolo, ma piuttosto un esteso lavoro di chitarra.

Viaggia sui tempi del tango Se vuoi, cantata in toni un po’ caposseliani, con metafore acquatiche e un certo senso del dramma.

Risonanze lunghe in Lampedusa, che tratteggia discorsi sulla migrazione con toni un po’ languidi, ma con un dolore piuttosto vivo.

Si passa a toni da canzone popolare con La vanvera, ballata e saltellata (l’oggetto del titolo è una sorta di wc portatile in uso nel Settecento, il che accentua i caratteri satirici del brano).

Requiem torna a toni più seri, senza parlare di morte, ma di morte dell’amore sì, in un brano che risulta quasi pop (ma pop anni ’60, su per giù).

Istinti narrativi sono quelli che permeano Le stagioni di Marzia, tratteggiata con una certa delicatezza, almeno sulle prime. Poi con il passare delle battute si procede verso una sensualità sempre più marcata.

Si passa al francese con Canal Saint Martin, intitolata al canale parigino immortalato anche ne “Il favoloso mondo di Amelie”, qui cantato con un certo struggimento, come chiaro omaggio agli chansonnier d’Oltralpe.

Ballata con tratti alcolici, ecco Abbracciami, che torna all’italiano per esprimere una necessità di vicinanza umana, nonché di nuovo dosi generose di dolore, senza nascondersi.

Buio che cala accelera d’improvviso e si fa fitta e festosa. La chiusura con Tu dille però torna a essere tranquilla e moderata, come per un congedo notturno (con sorpresa finale).

C’è molto vecchio stile nel modo in cui Ginez e il bulbo della ventola mettono insieme ed eseguono le canzoni. Ma il discorso va fatto anche in senso positivo: le canzoni nascono in modo attento e artigianale, con calma. E il risultato è un disco attento ai dettagli e ricco di personalità.

Genere: cantautore

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